Josef Finkenzeller: differenze tra le versioni

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'''Josef Finkenzeller''' (1921 – 2018), presbitero, teologo e docente tedesco
 
==''Il problema di Dio''==
==Citazioni di Josef Finkenzeller==
*«Ascolta, o Israele, Jahweh è il nostro Dio, Jaweh è uno solo» ([[Deuteronomio|Dt]] 6,4). Questo versetto ha un'importanza unica per la confessione di fede monoteistica nel giudaismo, perché è il principale contenuto della preghiera cosiddetta dello «{{sic|[[Shemà|Shema]]}}» (= Ascolta). Alla confessione di fede segue il comandamento: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima, con tutta la forza» (Dt 6,5). Lo «Shema» è il nucleo della liturgia sinagogale mattutina e vespertina di tutti i giorni dell'anno: ogni maschio israelita adulto è tenuto a recitarlo quotidianamente mattino e sera. La sua proposizione principale deve essere professata dal moribondo sul letto di morte. I martiri ebrei di tutti i tempi hanno chiuso la loro vita con questa confessione, dopo che [[Rabbi Akiva|Rabbi Akiba]] ebbe esalato lo spirito pronunciando le parole «uno solo», con le quali essa si conclude.<ref>Da ''Il problema di Dio: {{small|il primo capitolo della teologia cristiana}}'', presentazione di Franco Ardusso, traduzione di Carlo Danna, revisione di Elio Guerriero, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo, 1987<sup>2</sup>, (p. 76.</ref>)
*La teologia e la predicazione devono impegnarsi seriamente e demolire tutte quelle idee religiose che riducono Dio a un tappabuchi. Se ci si serve di Dio solo per spiegare le connessioni causali non ancora chiarite, lo si costringe a uscire sempre più di scena. Affermare che questi Dio è morto non è ateismo ma «distruzione di idoli e servizio alla fede in Dio. Un ateismo così formulato svolge la funzione di una verifica, di una chiarificazione e di una purificazione della religione; esso documenta la nostalgia per un Dio sempre più grande<ref>Da {{de}} Heinrich Fries, ''Theologische Überlegungen zum Phänomen des Atheismus'', in {{de}} ''Theologie in Wandel'', Monaco-Friburgo i. B., 1967, p. 264.</ref>».<ref>Da ''Il problema di Dio: {{small|il primo capitolo della teologia cristiana}}'', p. 237.</ref>
*Proprio nelle situazioni in cui il dovere morale esige un impegno che rasenta o addirittura implica il sacrificio stesso della vita, l'uomo sperimenta di non essere legato da idee o da valori generali, giacché a motivo del lor carattere impersonale essi non possono avanzare pretese definitive su di lui. Nel suo centro personale l'uomo si sente interpellato da una persona assoluta, che noi chiamiamo la voce della coscienza. Tale voce rimanda a una persona che chiama: siamo all'incontro dialogico con un assoluto personale. Questa potenza personale che avanza pretese incondizionate, alla quale in definitiva ci si rivolge nel dire di sì al dovere morale, noi la chiamiamo Dio. Anche quegli uomini che negano la sua esistenza, nel dettame incondizionato della coscienza sperimentano Dio, e nell'aderire a quella voce dicono di sì a lui. (pp. 247-248)
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
*Josef Finkenzeller, ''Il problema di Dio: {{small|il primo capitolo della teologia cristiana}}'', presentazione di Franco Ardusso, traduzione di Carlo Danna, revisione di Elio Guerriero, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo, 1987<sup>2</sup>. ISBN 88-215-1154-5
 
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