Golfo di Napoli: differenze tra le versioni

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Citazioni sul '''Golfo di Napoli'''.
 
*Da Punta della Campanella a Capo Miseno<ref>Le due estremità che delimitano il Golfo di Napoli. {{cfr}} ''Letteratura delle regioni d'Italia, Campania'', p. 341, nota 12.</ref>era un cerchio perfetto nella metafisica luce della luna. Ogni punto era un riferimento archeo-storico-sociologico, un «a capo del mito»: il Vesuvio, [[Pompei]], la costa di Stabia, il promontorio di Sorrento, [[Capri]] e il [[Salto di Tiberio]], lo sperone di [[Ischia]], la prua della virgiliana [[Posillipo]] e il vasto mare a cerchi concentrici come l'eco, frastagliato dalle luci delle lampare... Ora mi spiego perché [[Giacomo Leopardi]] dettò gli ultimi sei versi del divino (e mai aggettivo fu più effettuale) ''Tramonto della luna'' da un giardino del golfo, dopo avere amato e odiato Napoli. ([[Domenico Rea]])
*{{NDR|[[Napoli]]}} è posta alle radici di piccioli colli che in guisa di arco la circondano; ha dirimpetto il Golfo Cratera, così dagli antichi nominato, peroché Miseno ed il promontorio di Minerva, ora detto Campanella, con l'[[isola di Capri]], la cingono in forma di tazza: e tazza di argento degnamente si può domandare, poiché la purità e la tranquillità di quell'acqua sembra a' riguardanti un vivo argento. ([[Camillo Porzio]])
*Il Golfo di Napoli stringe tra le sue braccia sinuose la storia e le leggende di duemila anni. Pochi luoghi sulla terra risvegliano un interesse altrettanto appassionato. Non uno lo supera in bellezza. Persino in quest'epoca prosaica esso continua a essere una fonte copiosa di romanticismo. Anno dopo anno, e secolo dopo secolo, da ogni luogo della terra gli adoratori di Napoli sono venuti al suo [...] golfo. ([[John Lawson Stoddard]])
*Un Dio mite e benigno, arcadico e sentimentale, dette vita al golfo di Napoli e, infinitamente savio, lo fece a guisa di cerchio e ne sbarrò l'entrata con [[Arcipelago Campano|isole]] protettrici, e lo ornò di cale e di seni sicuri, e gli diede la varietà dalla bassura [[Campi Flegrei|flegrea]] alle montagne dei [[Monti Lattari|Lattari]], e vi fece crescere la flora più vaga e il più impenetrabile bosco era di aranci. ([[Gino Doria]])
*Veduta del golfo di Napoli nel ritorno: [[Capo Miseno|capo]] disegnato dalla luce del sole occidente; riflesso della luce sul [[Vesuvio]] e l'[[Appennini|{{sic|Apennino}}]]; armonia di quei fuochi e del cielo. Vapor diafano a fior d'acqua e a mezza montagna. Bianchezza delle vele delle barche rientranti nel porto. L'[[isola di Capri]] lontana. La montagna di Camaldoli col convento e gruppo d'alberi, sopra Napoli. Contrasto di ciò con la zolfatara. ([[François-René de Chateaubriand]])
*Vi sono dei panorami che rappresentano assai più che una bellezza naturale o lo spettacolo di una grande città, addirittura le fattezze della Patria.<br>In Italia, per quanto ricca si creda, sono in numero limitatissimo. Ad esempio la vista dal Viale dei Colli sulla città e le colline di [[Firenze]]; quella dal Gianicolo su [[Roma]]; la Riva degli Schiavoni a [[Venezia]]: ma su tutte, inutile negarlo, troneggia il panorama del Golfo di Napoli, sia dall'alto del [[Vomero]] o di [[Certosa di San Martino|San Martino]] sia all'arrivo dal mare. È questa la porta celeste dell'[[Italia]], la porta che non è {{sic|rettorico}} chiamare augusta, e provoca nostalgia e rimpianto non solo ai napoletani emigrati. ([[Cesare Brandi]])
 
==Note==
<references />
 
==Voci correlate==