Fabrizio De André: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 461:
*Giornate intere di bonaccia, calma quasi piatta, e poi improvvise scosse elettriche con rincorse verso l'alto o verso il basso. In alto lo spirito filosofico e in basso il fondo dei garbugli umani. Secondo l'umore, secondo la giornata. Troppo terribilmente intelligente per definirlo un buono. Ma quest'ultimo era il Fabrizio che preferivo. ([[Ivano Fossati]])
*I miei vangeli sono cinque: Matteo, Marco, Luca, Giovanni e... Fabrizio.<br />Oltre ai quattro testi "canonici", ho da sempre un quinto evangelo, quello secondo De André. È la mia Buona Novella laica. Scandalizza i benpensanti, ma è l'eco delle parole dell'uomo di Nazareth che, ne sono certo, affascinò il mio amico Fabrizio. ([[Andrea Gallo]])
*[I]o associo la voce di Fabrizio a un vuoto che gli si fa intorno: lui chiede spazio e chiede tempo, prima di tutto col timbro della voce, con il modo con il quale scandisce le parole. Non si poteva ascoltarlo se non mettendo quella voce su una specie di ara, attorno alla quale non potevi far altro che dare un ascolto totale alle sue parole. ([[Michele Serra]])
*La forza dei veri artisti si vede anche dalla fortuna di dare piacere e fare compagnia anche dopo che se ne sono andati. In Italia è accaduto solo per De André e [[Giorgio Gaber|Gaber]], attorno ai quali ci si ritrova in tanti, senza mai meravigliarsi che nel novero degli amici ci siano persone estremamente difformi per idee politiche e calibro culturale, senza nessuna necessità di dover giustificare differenti punti di partenza. ([[Michele Serra]])
*La memoria di Fabrizio ha diritto oggi a qualcosa di diverso, ne sono più che convinto. Merita più delle agiografie, delle biografie, delle scontate raccolte di canzoni rimasterizzate e reimpacchettate. Merita soprattutto di sfuggire all'aneddotica prêt à porter cui vengono fatalmente adattate le figure dei grandi artisti quando non sono più in grado di confutare o di precisare. Quando gli amici, i compagni di strada, quelli che sanno, che hanno visto, quelli che c'erano, si moltiplicano a dismisura. ([[Ivano Fossati]])