H. H. Price: differenze tra le versioni

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'''Henry Habberley Price''' (1899 – 1984), scrittore, parapsicologo e filosofo britannico.
 
*Ci deve essere qualcosa come l' ''esperienza religiosa'', e credo ci sia. E con la [[parola]] «esperienza» voglio dire di conoscitivo, non solo una emozione, sebbene senza dubbio l'emozione l'accompagni. Voglio dire un modo di consapevolezza, unico, non riducibile a qualsiasi altro... se ''dobbiamo'' classificarla sotto una delle definizioni [[Famiglia|familiari]], io stesso la chiamerei piuttosto «un senso», ''un senso del divino''; poiché ha questo in comune con i sensi ordinari, che è una sorgente originale di dati sebbene (per altri lati) non è niente come loro: per esempio, nessun organo di senso è connesso con lei... Sembra ci siano molte persone, specialmente nell'epoca nella quale viviamo, nelle quali questa consapevolezza di cui ho parlato è completamente assente. Esse vi direbbero che non hanno mai avuto alcun genere di esperienza [[Religione|religiosa]], e che semplicemente non sanno che cosa voglia dire quando parlate di ciò. Arrischio l'ipotesi (naturalmente non è niente di più) che in tali [[Uomo|uomini]] la consapevolezza di cui parlo è ''repressa'', un po' allo stesso modo che [[Desiderio|desideri]] e [[Ricordo|ricordi]] sono repressi secondo la [[psicologia]] di [[Sigmund Freud|Freud]]; ed è repressa, penso, perché non va d'accordo con la concezione del [[mondo]] e della [[natura]] umana che è comunemente accettata nella attuale concezione laica della [[civiltà]] ocidentaleoccidentale. Non è molto difficile reprimerla. È descritta nella [[Bibbia]] come «una [[voce]] calma, piccola». Ciò non toglie che io non creda rimarrà repressa per sempre, più di quanto non pensi che la fase presente della civiltà occidentale durerà per sempre. Verrà il [[tempo]], e penso potrebbe venire abbastanza presto, nel quale la nostra moderna ''Weltanschauung'' di ispirazione prettamente naturalistica sembrerà rivoluzionaria, in un tentativo sistematico di mettere le cose seconde prime e le cose prime in nessun luogo. (da ''The Socratic'', 1952; citato in Donald Nicholl, ''Il pensiero contemporaneo'')
 
==Bibliografia==