Harry Sidebottom: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nuova pagina
 
Aggiornamenti
Riga 2:
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Il guerriero di Roma. Il re dei re''===
Cavalcavano per portare in salvo le loro vite. Il primo giorno nel deserto avevano galoppato e galoppato, ma sempre senza forzare i cavalli. Erano completamente soli, e non c'era stata traccia di inseguitori. Quella sera, accampati, tra i bisbiglii delle conversazioni stanche, c'era stato un fragile accenno di ottimismo. Che andò in frantumi, irrevocabilmente, al sorgere del sole.
 
===''Il guerriero di Roma. Sole bianco''===
 
Massimo era steso immobile, davanti ai persiani. Erano davanti e dietro di lui, verso il centro del piccolo altipiano dove tre sentieri convergevano. Non erano più distanti di quaranta passi. Riusciva a vederli chiaramente, alla pallida luce della luna, uomini e cavalli erano figure massicce e scure. C'erano ventuno cavalieri sassanidi. Massimo li aveva contati più volte.
====''Fuoco a Oriente''====
 
La guerra è un inferno. La guerra civile è ancora peggio. Quella guerra civile non stava andando bene. Niente stava andando secondo i piani. L'invasione dell'Italia si era arrestata.<br>
Le truppe avevano dovuto affrontare l'attraversamento delle Alpi prima che nei passi il sole primaverile avesse sciolto le nevi. I soldati credevano che sarebbero stati accolti come liberatori. Era stato detto che sarebbe bastato semplicemente mettere piede in Italia per vedersi correre incontro la gente che tendeva rami d'ulivo, spingeva avanti i loro figli, e implorava misericordia gettandosi ai loro piedi.<br>
Non era successo quello che avevano sperato. Erano venuti giù dalle montagne per arrivare in un paesaggio vuoto. Gli abitanti erano fuggiti, portando via tutto quello che erano riusciti a spostare. Persino le porte delle loro case e dei templi non c'erano più. Le pianure normalmente animate erano deserte. Mentre i soldati attraversavano la città di Emona, l'unica cosa in vita che avevano incontrato era un branco di lupi.<br>
Ora, l'esercito era rimasto accampato per oltre un mese fuori dalle mura della città dell'Italia settentrionale Aquileia. Le legioni e gli ausiliari erano affamati, assetati e stanchi. Le catene di rifornimenti, improvvisate frettolosamente, si erano spezzate. Sul luogo non c'era nulla da mangiare. Quello che i cittadini non avevano raccolto all'interno delle mura, l'avevano distrutto i soldati stessi al loro arrivo. Non avevano riparo. Tutti gli edifici della periferia erano stati buttati giù per procurare il materiale necessario per le opere di assedio. Il fiume era stato inquinato dai cadaveri di entrambi gli schieramenti.<br>
L'assedio non faceva progressi. Non si riusciva a fare breccia nelle mura, non c'erano abbastanza macchine d'assedio, la difesa era troppo efficace. Ogni tentativo di prendere d'assalto le mura con scale e torri mobili finiva in un sanguinoso fallimento.
 
====''Il guerriero di Roma. Il re dei re''====
Cavalcavano per portare in salvo le loro vite. Il primo giorno nel deserto avevano galoppato e galoppato, ma sempre senza forzare i cavalli. Erano completamente soli, e non c'era stata traccia di inseguitori. Quella sera, accampati, tra i bisbiglii delle conversazioni stanche, c'era stato un fragile accenno di ottimismo. Che andò in frantumi, irrevocabilmente, al sorgere del sole.<br>
Quando giunsero sulla sommità di un lieve crinale, Marco Clodio Balista, il ''dux ripae'', tirò il suo cavallo di lato, fuori dal sentiero accidentato, e lasciò che gli altri tredici cavalieri e il cavallo da soma lo superassero. Si voltò, e guardò la strada che avevano percorso. Il sole non era ancora alto, ma i suoi raggi avevano cominciato ad allontanare il buio della notte. E lì, al centro del crescente semicerchio di divina luce gialla, proprio nel punto in cui nel giro di pochi istanti il sole avrebbe spezzato l'orizzonte, c'era una colonna di polvere.<br>
Balista la studiò con attenzione. La colonna era compatta e isolata. Si ergeva dritta e alta, finché una brezza la spinse verso sud per poi dissolverla. Nel deserto piatto e monotono era difficile calcolare le distanze. Quattro o cinque miglia, troppo lontano per vedere da cosa fosse generata. Ma Balista lo sapeva: era una truppa. E lì in pieno deserto, doveva trattarsi di una truppa a cavallo, o sui cammelli, o tutt'e due. La distanza era troppo grande per fare una stima accurata, ma per sollevare tutta quella polvere dovevano essere quattro o cinque volte più numerosi del gruppo di Balista. Il fatto che la colonna di polvere non si inclinasse a sinistra né a destra, ma sembrava sollevarsi perfettamente dritta, indicava che li stavano seguendo. Balista accettò la cosa per quella che era: il nemico li stava seguendo, una massa di persiani sassanidi era sulle loro tracce.
 
====''Sole bianco''====
L'imperatore strizzò gli occhi infastidito, uscendo alla luce del sole. Sembrò sussultare quando l'ufficiale di corte pronunciò il suo titolo completo, in latino: «Imperator Caesar Publius Licinius Valerianus Augustus, Pius Felix, Pater Patriae, Germanicus Maximus, Invictus, Restitutor Orbis». Al segnale, un cavallo fu fatto avanzare. I finimenti brillavano d'oro e d'argento e le bardature erano di color rosso imperiale. Senza aver bisogno di alcuna sollecitazione, il vecchio imperatore camminò verso il cavallo. Come era già accaduto molte volte negli ultimi giorni, piegò un ginocchio, poi l'altro. Dopo una breve pausa, comprensibile per qualcuno della sua età, si mise giù carponi, con i gomiti nella polvere. Trascorse un lasso di tempo che sembrò eterno. Il cavallo sfiatò e buttò l'aria dalle labbra, irrompendo nel silenzio del campo. Il sole scottava sulla schiena dell'imperatore.<br>
Il suono dei passi di un altro uomo che procedeva verso il cavallo ruppe quel silenzio quasi totale. Con la coda dell'occhio, l'imperatore riuscì a vedere un paio di stivali color porpora. Volutamente, quello più a sinistra fu sollevato e appoggiato sul suo collo. Com'era già accaduto molte volte, colui che lo indossava fece un po' di pressione col piede, prima di parlare.<br>
«Questa è la verità, non quella che i romani cercano di far passare con le statue e i dipinti», dichiarò, mentre si issava la sella, e il suo peso faceva forza sul suo imperiale sgabello. «Io sono il divino Shapur, l'adoratore di Mazda, re dei re degli ariani e non ariani, della stirpe degli dèi, figlio del divino Ardashir, adoratore di Mazda, re dei re degli ariani, della stirpe degli dèi, nipote del re Papak, della casa di Sasan; sono il Signore della Nazione ariana. Voi, potenti, guardate alle mie opere e tremate».<br>
Balista, il generale romano protettore dei confini del lontano Nord, stava lungo, disteso nella polvere e osservata. La sua riluttante ''proskynesis'', o postura di adorazione, era imposta dalle guardie, dalla minaccia di essere pestato, o peggio ancora, ed era amplificata da quello che restava dell'alto comando romano. Successiano, il prefetto pretorio, Cledonio, l'''ab admissionibus'', Camillo, il comandante della Legio VII Gallicana - tutti coloro che ricoprivano un ruolo di una qualche importanza ed erano stati sul campo di battaglia - erano tutti lì. Il mondo era stato capovolto, l'intero universo scosso. Per la prima volta, un imperatore romano era stato catturato dai barbari. Balista riusciva a percepire l'oltraggio e la vergogna dei suoi commilitoni che erano obbligati ad assistere all'umiliazione di Valeriano - il pio, fortunato, invincibile imperatore dei romani, il restauratore del mondo - a terra, inginocchiato e vestito come uno schiavo.
 
==Bibliografia==
*Harry Sidebottom, ''Il guerriero di Roma. IlFuoco rea dei reOriente'', traduzione di Susanna Scrivo, Newton Compton, 20102009. ISBN 9788854116573978-88-541-1700-6
*Harry Sidebottom, ''Il guerriero di Roma. SoleIl biancore dei re'', traduzione di ElisabettaSusanna BertozziScrivo, Newton Compton, 20112010. ISBN 9788854128156978-88-541-1657-3
*Harry Sidebottom, ''Il guerriero di Roma. Sole bianco'', traduzione di Elisabetta Bertozzi, Newton Compton, 2011. ISBN 978-88-541-2815-6
 
==Altri progetti==