René Fülöp-Miller: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Destino dell'anima che si parte dalla vita nemica a Dio senza aver cancellato i suoi gravi peccati sono, è vero, la condanna e le tenebre dell'inferno; ma a chi prima della morte si pente e si riconcilia con Dio si apre lo splendente regno dei cieli della Beatitudine.<br>Poichè l'inferno della fede cristiana non è il dominio autonomo d'una potenza primigenia del male, ma un penitenziario voluto da Dio, la cui esistenza deve allontanare l'uomo dal peccato e mantenerlo sulla via benedetta che conduce al cielo. Così Dante, il grande apologeta del cattolicesimo medievale, potè scrivere sulla porta dell'inferno: « Fecemi... il Primo Amore ». (p. 15)
*I « maestri dell'angoscia » sorti nel medio evo e nel Rinascimento avevano un'emotività grandiosa d'anime spaventate, agitati fin nel più profondo dell'essere loro, sino a diventare oratori di suggestività incendiaria, l'anima colta di sorpresa da visioni d'inferno e travolta dalla bufera; invece, gli uomini che acquistano influenza e potere grazie all'ondata di terrore del periodo della Riforma son gente arida ed aspra, che si propone non lo spontaneo trapasso delle folle alla « metanoia » della penitenza, ma una fredda disciplina durevole, cristallizzata in regole. (pag. 29)
*Le fantasie collettive che sognano il mondo intero redento dalla maledizione della rovina, potenziano e proiettano sul cosmo l'idea che i misteri si riferiscono al singolo individuo; l'inevitabile processo di punizione e purificazione, attraverso la morte e la resurrezione. Tutta la terra deve morire e rinascere prima che possa spuntare il regno della redenzione da ogni colpa e da ogni timore. (pag. 51)
*Tutte le volte che un fatto materiale, freddo e duro, scompare tra le amiche nebbie dell'illusione, è una vittoria che il sogno dell'uomo, nato dall'angoscia primordiale, riporta sulla realtà ostile, è la fantasia che trionfa dello scacciante predominio del destino e trova modo di superare l'eredità terrorizzante dell'angoscia. La forza dell'inganno, radicata nelle indistruttibili tenebre dello spirito, non s'indebolisce mai finché sopravvive il desiderio di sicurezza, di felicità, di redenzione; si riconferma così di continuo quell'« onnipotenza del pensiero », mercé la quale già l'uomo primitivo sa difendersi contro i terrori dell'esistenza. (pag. 81)
*Ulisse è il primo uomo che ci viene descritto come astuto, bugiardo, falsatore della verità; e Omero, che racconta della nascita della menzogna, di questa seconda nascita dello spirito umano, ci fa capire che con ciò Ulisse ha ricevuto dagli dei un prezioso dono; e Pallade Atena, la protettrice dello spirito, uscita dal cervello di Giove, si gode dell'inesauribile capacità di mentire del suo eroe prediletto.<br>Parlando delle leggende eroiche della tradizione romana, Goethe ha detto: se i romani sono stati così grandi da inventare simili cose, noi dovremmo essere « almeno grandi abbastanza per crederci »: parole di acuto biasimo per quella critica pedantesca la quale « per una verità miserabile ci priva di qualche cosa di grande, che per noi varrebbe di più. » (pagg. 81-82)
* Il bisogno d'illusione è una funzione biologica dell'uomo, e quindi anche un elemento importante della costruzione del nostro mondo; poiché questo mondo non è soltanto un prodotto di fatti materiali, ma in buona parte, certo, anche una creazione delle nostre paure, e dei desideri, delle speranze, delle illusioni che ne nascono. (pag. 82)