Ferdinando Martini: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Al teatro: altra sulla Desclée
→‎Al teatro: altra sulla Duclée
Riga 18:
*Anche la [[Aimée-Olympe Desclée|Desclée]], come il Lachambeaudie<ref>Pierre Lachambeaudie (1806 – 1872), scrittore e poeta francese.</ref>, traversò fidente gli oscuri limbi della ''bohème'', cercando con occhio avido la propria stella tra le nebbie degli orizzonti lontani; anch'ella come il Soulié<ref>Frédéric Soulié (1800 – 1847), romanziere e drammaturgo francese.</ref>, lo spirito ingegnoso e laborioso; come lui spese le forze della gioventù a studiare, a interpretare il terrore, la pietà, l'odio, l'amore, la vendetta, tutte le grandi passioni del cuore umano; e come lui morì precocemente, sgomentata forse da quelle indagini paurose, certamente sfinita da quelle stupende interpretazioni: ''Elle nous émus et elle en est morte!<ref>Ci ha commossi ed è morta!</ref>'' (p. 198)
*La Desclée usì dal Conservatorio nel 1855 attrice fredda, compassata, piena di pregiudizi, paurosa di ogni originalità , persuasa che l'eccellenza dell'arte stava tutta nella scrupolosa imitazione del maestro {{NDR|di recitazione Beauvallet}}.<br>Come rideva, molto tempo dopo, di quei suoi primi scrupoli, di quelle sue paure giovanili! Con quanto profonda convinzione ripeteva la sentenza del Baron: «''a recitare non s'insegna!''» (pp. 202-203)
*Curiosa indole quella della Desclée; indole di artista che per un nulla s'accascia a un tratto, a un tratto per un nulla s'esalta; sfida la tempesta, e alla brezza si piega; e nello sconforto e nell'entusiasmo si consuma del pari. Il volgo giudica severamente queste nature singolari, perché le giudica a casaccio; e non pensa che gli artisti quando sono tali davvero, soffrono d'un male che è necessaria condizione della loro vita: il male della fantasia (pp. 209-210)
*Se fra gli autori comici le opere dei quali voi volete, per la maggior gloria dell'arte e dell'Italia, esumare, ve ne ha uno il quale difetti di tutti i requisiti necessari a uno scrittore drammatico, gli è appunto [[Alberto Nota]], soprannominato quarant'anni sono il Terenzio piemontese non so da chi, ma probabilmente da qualcuno che aveva le sue ragioni per fare un postumo oltraggio all'amico di Scipione Emiliano. (p. 225)
*Non lo spirito di osservazione e la malizia di Gherardo de' Rossi; non la originalità né la festevolezza di Giovanni Giraud; non la conoscenza degli effetti né la padronanza scenica di Francesco Augusto Bon, neanche il comico volgaruccio di Angelo Brofferio; il Nota non ha nulla. [...]. Non un personaggio suo che sia di carne e di ossa; non breve squarcio di dialogo scritto da lui che sia vero per sostanza o per forma. Quali intenti si proponesse scrivendo non si capisce; [...]. (pp. 225-226)