Isidoro Carini: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni di Isidoro Carini: degenerazione del romanticismo
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*Ma [[Friedrich Fröbel|Fröbel]] coi suoi ''Giardini'' non riconosce nel bambino le qualità religioso-morali, che pur egli possiede, ed ha il torto di rendere l'educazione di lui puramente fisica e naturale. V'è del buono nel metodo intuitivo; ve n'è negli esercizi pratici di esso. Ma quel Dio vago ed impersonale di Fröbel può essere ugualmente il Giove de' pagani e l'''Ente Supremo'' di Robespierre; non è certo il Dio del Cristianesimo cattolico. Quella preghiera del bambino fröbeliano, sia pure a mani giunte, ma non preceduta e non seguita dal segno della croce; non è la preghiera della madre cristiana. Bello ed affettuoso quel canto; ma non vi è cenno né del Dio creatore, né di Cristo redentore.<ref>Da ''[https://archive.org/details/cesarecanteduca00carigoog/page/n8/mode/2up Cesare Cantù. Educatore, storico, letterato]'', Discorso tenuto alla Società degli Arcadi, Roma 19 gennaio 1894, cap. III, p. 12; in ''Cesare Cantù. Giudizi'', Unione tipografica-editrice, Torino, 1894.</ref>
 
*[...] il [[romanticismo]], fuori d'Italia, ed anche in Italia in qualche parte, non tardò a degenerare peggio assai che il classicismo. Alle favole greche furono ben presto surrogati miti nordici; si poetizzarono Ondine, UriUrì, Vampiri, Norme, Peri, Alfi e Spettri. I poeti e letterati della nuova scuola, sempre in traccia del fiore azzurro e del chiaro di luna, abbandonaronsi a tutti i languori della ''sentimentalità'', non d'altro occupati che delle loro passioni e fantasie, astratti dietro suoni d'arte e chitarre perdentisi lontano nel vuoto. Colle ''novelle'' popolarono i cimiteri; colle ''romanze'' assordarono l'aria di gemiti e di lamenti. Fu tutta una pietà elegiaca e molle, una sensibilità quasi morbosa. Fu una morìa fatale di amanti e di amate, che spariscono tutti in sullo sbocciare della vita con accompagnamento di fantasmagorie spettrali e d'immaginazioni paurose. Divenute di moda le ''Notti'' di Young, le ''Tombe'' di Hervey, l'Elegia di Gray sopra un cimitero villereccio, i Piagnistei e i Furori d'Eloisa e di Abelardo, eccoti una folla di chiomati romantici scriver ''Notti'', ''Meditazioni'', ''Canti Notturni'' con una vaporosa indeterminatezza di pensieri e di espressioni, ripugnante lall'indole italiana.<ref>Da ''Cesare Cantù. Educatore, storico, letterato'', Discorso tenuto alla Società degli Arcadi, Roma 19 gennaio 1894, cap. III, p. 13.</ref>
 
==Note==