Emil Cioran: differenze tra le versioni

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*Non si abdica da un giorno all'altro: è necessaria un'atmosfera di distacco accuratamente predisposta, una leggenda della disfatta. (1997, p. 40)
*Per alcuni la felicità è una sensazione cosi insolita che non appena la provano, si allarmano e s'interrogano su questo nuovo stato; nulla di simile nel loro passato: è la prima volta che si avventurano fuori della sicurezza del peggio. (1997, p. 193)
*Tutto ciò che mira ad agire sull'uomo – comprese le religioni – è contaminato da un sentimento grossolano della morte. Ed è per cercarne uno più veritiero, più puro, che gli eremiti si rifugiavano in quella negazione della storia che è il deserto, che giustamente paragonavano all'angelo poiché, sostenevano, entrambi ignorano il peccato, la caduta nel tempo. [...] È lì che il solitario si ritira, non tanto per accrescere la sua solitudine e arricchirsi d'assenza, quanto per far salire dentro di sé la nota della morte. E per udire questa nota, dobbiamo collocare in noi un deserto... Se vi riusciamo, degli accordi ci attraversano il sangue, le vene si dilatano, i nostri segreti così come le nostre risorse appaiono alla nostra superficie dove il disgusto e il desiderio, l'orrore e il rapimento si confondono in una festa oscura e luminosa. (1997, pp. 208-209)
*Per quasi tutte le nostre scoperte siamo debitori alle nostre violenze, all'esacerbarsi del nostro squilibrio. (1997, p. 11)
*Poiché la sfera della coscienza si restringe nell'[[azione]], chi agisce non può pretendere all'universale: l'agire è un aggrapparsi alle proprietà dell'essere a detrimento dell'essere, a una forma di realtà a scapito della realtà. (1997, p. 16)