Rosalia Maggio: differenze tra le versioni

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*Domenica sera su Raitre, in quella curiosa trasmissione-psicodramma che si intitola [[Da Storia nasce Storia|Da storia nasce storia]] l'attrice napoletana Rosalia Maggio ha raccontato di quando le venne la tentazione di prostituirsi, vent'anni fa. Non guadagnava una lira. Aveva due figlie da mantenere. Non è una storia che avrebbe interessato [[Balzac]]? Non è una storia che avrebbe ispirato [[Vittorio De Sica|De Sica]]? ([[Beniamino Placido]])
*{{NDR|Sulla sua partecipazione a [[Da Storia nasce Storia|Da Storia nasce storia]]}} In queste settimane sono passati molti casi esemplari sul palcoscenico di [[Ottavio Rosati|Rosati]]. L'altra sera è stata la volta di Rosalia Maggio, che ha rivissuto e discusso un episodio molto drammatico della sua vita. ''Storia di un Papa apparso ad un'attrice''era il sottotitolo della trasmissione; e Rosalia, prima con serena oggettività, poi con voce rotta e smorzata, ha raccontato un giorno lontano nel 1968, quando, letteralmente alla fame, pensò di prostituirsi. [...] Si veste, si pettina, si trucca. La tv è accesa. Le dà uno sguardo distratto, c'è [[Papa Giovanni XXIII|Papa Giovanni]] in visita ai carcerati di Regina Coeli (ma Giovanni XXIII non era morto nel 63?). Il Papa la guarda: "Sì, sì, bravo - dice lei - tu tieni tutto, casa, soldi. Io vado a fare la puttana: le mie figlie devono mangiare!". Rosalia sta per uscire. Ma un'occhiata del Papa, che lei crede diretta a sé, la immobilizza. In quel momento squilla il telefono. È un'offerta di lavoro, un film. Non sono molti soldi, ma bastano per uscire dall'incubo, per cambiare vita. E per provare immensa gratitudine verso il Papa, che rivive nell'immaginazione di Rosalia in un incontro che non c'è mai stato. Tra scambi di ruolo, immedesimazione e allontanamento, lo [[psicodramma]] attraversa tutti i tormenti segreti di una donna. C'è da chiedersi se lo psicodramma non abbia un vizio di fondo; se cioè, impostato su un'attrice, non sia destinato fatalmente all'esibizionismo, alla simulazione. Possiamo dar credito a chi finge per mestiere? L'obiezione è così legittima, anzi così ovvia, che la stessa Rosalia si sente autorizzata a precisare che lei non recita mai. Anche in scena si limita a vivere. Più bello e più spietato di così...([[Osvaldo Guerrieri]])
*{{NDR|Sulla diversità tra lei e la sorella [[Pupella Maggio]]}} La confessione di Rosalia incrementa prodigiosamente gli ascolti di Raitre di domenica 10 novembre 1991. Un grande successo, ma, come sempre accade con i grandi successi, anche il fiorire di dubbi accanto all'ammirazione. Dubbi, certo, non sulla recitazione appassionata di Rosalia Maggio, ma sulla sua sincerità, ovvero sulla veridicità del non fatto confessato. Del resto, qualche dubbio aveva sfiorato anche [[Ottavio Rosati]], nel corso della realizzazione dello psicodramma. Così aveva provocato l'eterna guagliona, rinfacciandole il miracolo drammaturgico contemplato in ''Filumena Marturano'' {{NDR| celebre commedia di [[Eduardo De Filippo]]}} per cui [[Titina De Filippo]] nei panni dell'ex prostituta risulta salvata e allontanata dalla tentazione dell'aborto, grazie alla Madonna delle Rose, venerata nell'edicola votiva di un vicolo di Napoli. La risposta di Rosalia all'amico era stata, però, veemente: ''Ma che me fotte a me di Filumena Marturano?'' [...] Quando affida ai microfoni questa confessione, Rosalia ha settant'anni, ma si sente guagliona come sempre. ''Mia sorella ha avuto una grande sventura, quella di essere bella. È una vera fregatura, perché in vecchiaia non ti rassegni. Io ho lasciato il teatro al momento giusto. Lei vorrebbe insistere e fa male...'' sentenzia l'ultraottantenne [[Pupella Maggio]] nel suo affascinante libro ''Poca luce in tanto spazio'' (Grassetti editore, 1995) ([[Oreste del Buono]])
 
==Note==