Ryszard Kapuściński: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: Testo dell'edizione 2010. Le differenze sono tantissime, a mio avviso troppe, a meno che l'opera non sia stata ritradotta. Ma mi sembra improbabile. La pagina 160 risulta da Incolla il link in email o chat. Chiedo cortesemente di inserire solo citazioni il cui testo sia verificato e certo.
→‎Citazioni: Corretto il testo, confrontando con l'edizione 2000 in anteprima. Corretto il numero di pagina, presente nell'anteprima dell'edizione 2000.
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*Questo piccolo paese, tra i più poveri del mondo, possiede un esercito di centomila giovani, relativamente colti, dei quali non sa che fare. Il paese non ha industrie, l'agricoltura è in abbandono, le città in rovina, le strade distrutte. Centomila soldati si svegliano ogni mattina senza saper che fare, e soprattutto senza niente da mangiare. Ma la sorte dei loro colleghi e fratelli in borghese non è molto diversa. Basta girare per Asmara all'ora di pranzo. I funzionari delle poche istituzioni esistenti in uno stato così giovane vanno a mangiare un boccone nei bar e nei ristoranti del quartiere. Ma le folle dei giovani non sanno dove andare: non lavorano, non hanno un soldo. Girano, guardano le vetrine, sostano agli angoli delle strade, siedendo sulle panchine oziosi e affamati. (pp. 266-267)
*Non avranno [gli africani] mai una loro storia compilata in modo scientifico e obiettivo, come si dice in Europa, poiché la storia africana non conosce documenti e scritture. Ogni generazione, udendo la versione che le veniva tramandata, l’ha modificata e continua a modificarla, trasformandola e abbellendola. Ma proprio per questo la storia qui, libera dal peso degli archivi e dal rigore dei dati, raggiunge la sua forma più pura e cristallina: quella del mito. Un mito dove invece dei dati e della misura meccanica del tempo – giorni, mesi, anni – vigono espressioni quali: "tempo fa", "molto tempo fa", "tanto tempo fa che nessuno più se ne ricorda", termini che consentono di collocare e di sistemare tutto nella gerarchia del tempo. Un tempo che non si svilupperà in modo lineare, ma assumerà la forma del moto terrestre: una forma rotatoria, uniformemente circolare. In una simile visione del tempo il concetto di sviluppo non esiste, sostituito dal concetto di durata. L’Africa è l’eterna durata. (2000, p. 271)
*"Il [[deserto]] ti insegnerà una verità" mi disse una volta a Niamey un mercante ambulante. "E cioè che esiste qualcosa che si può desiderare e amare più di una donna: l’l'[[acqua]]". (2000, p.273 272)
*Tra quelle palme, quelle liane, quella boscaglia e quella giungla l'uomo bianco sembra un elemento spurio, incongruo, dissonante. Pallido, debole, la camicia madida di sudore, i capelli appiccicati, sempre tormentato dalla sete, da un senso di impotenza, dalla depressione. Sempre in preda alla paura: delle zanzare, dell'ameba, degli scorpioni, dei serpenti. Tutto ciò che si muove lo riempie d'orrore, di spavento, di panico.<br>Per la gente del luogo, invece, è tutto il contrario: con la loro forza, la loro grazia e la loro resistenza, si muovono in modo libero e naturale al ritmo imposto dal clima e dalla tradizione, un ritmo rallentato, che non conosce fretta: tanto nella vita non si può avere tutto. Altrimenti agli altri che resterebbe? (2000, pp. 10-11)