Enrico Emanuelli: differenze tra le versioni

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*Il suo corpo procedeva nel buio del corridoio suscitando intorno a sé un fluido inconsciamente sensuale. La schiena era immobile, diritta e all'inizio appariva molto incavata, poi si riempiva all'apice, nel giro delle scapole, verso le spalle. I capelli raccolti sulla nuca lasciavano libero il collo, lungo e appena più ampio all'attaccatura del busto.<br>Entrati nella camera io mi ero diretto alla finestra per tirare il tendaggio nero all'esterno e verde all'interno. Voltandomi vidi che Regina si era messa come la sera precedente: stava appoggiata alla parete bianca, una gamba diritta, sulla quale si reggeva e l'altra piegata, il ginocchio in fuori, la pianta del piede schiacciata contro la parete, un poco più su del pavimento. Teneva la testa alta, lo sguardo era vuoto d'ogni curiosità come se posasse su un deserto nel quale non c'era niente da vedere.
*Mi pose una mano sul capo, perché ancora stavo piegato sulle ginocchia e senza abbandonare quel contatto, che forse aveva significato magico, volteggiava intorno a me ora in un cerchio stretto, ora fermandosi e ancheggiando con frenesia, l'inguine all'altezza della mia faccia. Avevo tanto desiderato quel risveglio di volontà e l'avevo creduto tanto impossibile, che adesso mi turbava. Guardandola di sotto in su la vedevo esprimere gioia in maniera naturale, pura esplosione giovanile, che contaminavo col mio desiderio.
*Ero entrato nel letto senza guardarla, quasi fossi solo nella camera; e dal letto, con un gesto della mano, l'avevo invitata a ranggiungermi. Lasciò cadere lo sciamma e diritta, in punta di piedi, come quei mimi che nello spazio di mezzo metro sanno creare l'illusione che stiano attraversando una grande distanza, venne verso di me. Quando la sentii adagiata al mio fianco, le cercai una mano. Le dissi, stringendola con amicizia: « Regina, dormire bene stanotte vicino a me. Dormire subito. Non fare amore. »
 
{{NDR|Enrico Emanuelli, ''Settimana nera'', Arnoldo Mondadori Editore, 1961.}}