Ryszard Kapuściński: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
[[File:Starved girl.jpg|thumb|Bambina malnutrita durante la guerra del Biafra]]
*Il nostro mondo, in apparenza globale, in fin dei conti non è che un pianeta con migliaia e migliaia delle più svariate province che non si incontrano mai. Girare il mondo significa passare da una [[provincia]] all'altra, ognuna delle quali è una solitaria stella che brilla per conto proprio. Per la maggior parte delle persone che vi abitano il mondo reale finisce sulla soglia di casa, al limite del villaggio, tutt'al più al confine della vallata. Il mondo che sta oltre è irreale, insignificante e addirittura inutile, mentre quello che hanno sottomano e sotto gli occhi assurge alle dimensioni di un grande cosmo oscurante tutto il resto. Spesso gli abitanti di un luogo e chi viene da lontano hanno difficoltà a trovare un linguaggio comune, poiché ognuno di loro guarda il posto da un'ottica diversa: chi viene da fuori usa un grandangolare, che rimpicciolisce l'immagine ma allarga l'orizzonte, mentre la persona del posto ha sempre usato il teleobiettivo, se non addirittura il telescopio, che ingigantisce i minimi dettagli.
*Tra quelle palme, quelle liane, quella boscaglia e quella giungla l'uomo bianco sembra un elemento spurio, incongruo, dissonante. Pallido, debole, la camicia madida di sudore, i capelli appiccicati, sempre tormentato dalla sete, da un senso di impotenza, dalla depressione. Sempre in preda alla paura: delle zanzare, dell'ameba, degli scorpioni, dei serpenti. Tutto ciò che si muove lo riempie d'orrore, di spavento, di panico.<br>Per la gente del luogo, invece, è tutto il contrario: con la loro forza, la loro grazia e la loro resistenza, si muovono in modo libero e naturale al ritmo imposto dal clima e dalla tradizione, un ritmo rallentato, che non conosce fretta: tanto nella vita non si può avere tutto. Altrimenti agli altri che resterebbe? (2000, pp. 10-11)
*La [[Natura|natura]] è qualcosa che è inutile contrastare o tentare di correggere e di cui non ci si libera. La natura è data da Dio, quindi è perfetta, come pure sono perfetti la siccità, le calure, i pozzi prosciugati e la morte lungo il cammino. Se non ci fossero non conosceremmo la voluttà della pioggia, il sapore divino dell’acqua e la dolcezza vivificante del latte. Le bestie non godrebbero l’erba succosa, il profumo inebriante dei prati. L’uomo non saprebbe che cosa significhi bagnarsi in un ruscello di acqua fresca e cristallina. Non si renderebbe conto di che paradiso siano queste cose. (2000, p. 181)
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*In Africa molte guerre si svolgono senza testimoni, all'insaputa di tutti, in luoghi apparati e irraggiungibili che il mondo non conosce o ha dimenticato. È il caso del Ruanda. Le lotte di frontiera, i pogrom, i massacri proseguono per anni. I partigiani tutsi (che gli hutu chiamano "scarafaggi") incendiano villaggi e trucidano la popolazione locale. Sostenuta dal proprio esercito, questa risponde a sua volta con violenze e carneficine. (p. 152)
*Alla base del conflitto in Ruanda stava non solo un disaccordo tra caste, ma anche un violento scontro fra dittatura e democrazia. Ecco perché il parlare e il pensare solo per categorie etniche risultano fallaci ed erronei: non tengono conto dei valori più profondi, come bene contro male, verità contro menzogna, democrazia contro dittatura, limitandosi a un’unica e superficiale dicotomia, a un solo contrasto, a una sola opposizione: se è un hutu, è buono, se è un tutsi, è cattivo. (2000, p. 152)
*Mentre nei sistemi hitleriani e staliniani la morte era inferta da carnefici di istituzioni specializzate come le SS o l’Nkvd e il delitto era affidato ad apposite formazioni operanti in luoghi segreti, in [[Ruanda]] si voleva che la morte venisse inferta da tutti, che il crimine fosse il prodotto di un’iniziativa di massa e per così dire popolare; un cataclisma naturale collettivo dove tutti indistintamente si macchiassero del sangue dei cosiddetti oppositori del regime. (2000, p. 158)
*{{NDR|Su [[Juvénal Habyarimana]]}} Per chiarire le cose, potemmo definire Habyarimana come il [[Radovan Karadžić]] degli hutu ruandesi. (p. 153)
*Mentre nei sistemi hitleriani e staliniani la morte era inferta da carnefici di istituzioni specializzate come le SS o l’Nkvd e il delitto era affidato ad apposite formazioni operanti in luoghi segreti, in [[Ruanda]] si voleva che la morte venisse inferta da tutti, che il crimine fosse il prodotto di un’iniziativa di massa e per così dire popolare; un cataclisma naturale collettivo dove tutti indistintamente si macchiassero del sangue dei cosiddetti oppositori del regime. (2000, p. 158)
*La storia dei rapporti tra [[hutu]] e [[tutsi]] non è che una tragica serie di pogrom e massacri, di distruzioni reciproche, di migrazioni forzate, di odii feroci. Nel piccolo Ruanda non c'è posto per due popoli così estranei e naturalmente nemici. (p. 158)
*Il nostro mondo, in apparenza globale, in fin dei conti non è che un pianeta con migliaia e migliaia delle più svariate province che non si incontrano mai. Girare il mondo significa passare da una [[provincia]] all'altra, ognuna delle quali è una solitaria stella che brilla per conto proprio. Per la maggior parte delle persone che vi abitano il mondo reale finisce sulla soglia di casa, al limite del villaggio, tutt'al più al confine della vallata. Il mondo che sta oltre è irreale, insignificante e addirittura inutile, mentre quello che hanno sottomano e sotto gli occhi assurge alle dimensioni di un grande cosmo oscurante tutto il resto. Spesso gli abitanti di un luogo e chi viene da lontano hanno difficoltà a trovare un linguaggio comune, poiché ognuno di loro guarda il posto da un'ottica diversa: chi viene da fuori usa un grandangolare, che rimpicciolisce l'immagine ma allarga l'orizzonte, mentre la persona del posto ha sempre usato il teleobiettivo, se non addirittura il telescopio, che ingigantisce i minimi dettagli.
*Mentre nei sistemi hitleriani e staliniani la morte era inferta da carnefici di istituzioni specializzate come le SS o l'Nkvd e il delitto era affidato ad apposite formazioni operanti in luoghi segreti, in Ruanda si voleva che la morte venisse inferta da tutti, che il crimine fosse il prodotto di un'iniziativa di massa e, per così dire, popolare; un cataclisma naturale collettivo dove tutte le mani indistintamente si immergessero nel sangue di gente considerata nemica dal regime. (p. 160)
*Il [[Sudan]] è il primo stato africano a conquistare l'indipendenza dopo la [[seconda guerra mondiale]]. Prima era stato una colonia britannica composta di due parti artificiosamente, burocraticamente messe insieme: il nord arabo-musulmano e il sud "negro"-cristiano (e animista). Tra questi due gruppi esistevano un antagonismo, un'inimicizia e un odio di vecchia data, visto che per anni gli arabi del nord avevano invaso il sud catturandone gli abitanti e vendendoli come schiavi.</br>Come potevano, quei mondo in conflitto, convivere in un unico stato indipendente? Infatti non potevano, e proprio su questo contavano gli inglesi. A quei tempi i vecchi stati coloniali europei erano convinti che, pur rinunciando formalmente alle colonie, di fatto avrebbero continuato a governarle: in Sudan, per esempio, facendo da agenti conciliatori tra musulmani del nord e cristiani animisti del sud. Presto però queste illusioni imperialiste svanirono. Già nel 1962 in Sudan scoppiò la prima guerra civile tra sud e nord (preceduta da rivolte e insurrezioni nel sud). (pp. 170-171)