Rainer Maria Rilke: differenze tra le versioni

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*Le opere d'arte sono sempre il frutto dell'essere stati in pericolo, dell'essersi spinti, in un'esperienza, fino al limite estremo oltre il quale nessuno può andare.<ref>Dalle ''Lettere''.</ref>
*Mi figuro che perfino chi gli sia vicino, premuto, per così dire, contro lastre di vetro, avverte queste vedute e queste intenzioni come uno che ne sia escluso; infatti le esperienze di Trakl si svolgono come in visioni riflesse ed empiono tutto il suo spazio che è inaccessibile. (Chi sarà stato mai?). (da una lettera di Rilke a Ludwig von Ficker, mecenate di [[Georg Trakl|Trakl]], 1915<ref>Citato in Georg Trakl ''Poesie'', introduzione, traduzione e note di [[Ervino Pocar]], Rizzoli, Milano, 1974, p. 154.</ref>)
*[[Nascita|Nasciamo]], per così dire provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.<ref>Da ''Lettere milanesi'', 1956 (postume). Citato in [[Robert Musil]], ''L'uomo tedesco come sintomo'', traduzione di Antonello Scicchitano, Polimnia Digital Editions, Sacile (PN), [https://books.google.it/books?id=aQxNDwAAQBAJ&lpg=PA59&dq=&pg=PA59#v=onepage&q&f=false nota 13 p. 59]. ISBN 978-88-99193-04-1</ref>
*[...] nessun paesaggio può essere più greco, nessun mare più saturo di antiche vastità di quanto non lo siano la terra e il mare che mi si offrono alla vista e ai sensi andando verso [[Anacapri]]. Là è la [[Grecia]], senza le cose d'arte del mondo greco, ma quasi come subito prima del loro nascere. Lassù stanno i pendii pietrosi, come se tutto dovesse ancora accadere, come se dovessero ancora sorgere gli dei che la Grecia evocò nei suoi eccessi di brivido e di bellezza.<ref>Dalla lettera a Clara Westhoff del 1 marzo 1907. Citato in ''Poesie'', vol I , Einaudi-Gallimard, p. 959.</ref>
*''Ninfa, sempre ti rivesti | con quanto ti denuda, | ed il tuo corpo esalti | per l'onda tenera e cruda. || Muti il tuo abito sovente, | cambi l'acconciatura; | la vita in te sfuggente | resta presenza pura.''<ref>''Piccola [[cascata]]'', da ''Poesie francesi'', a cura di Roberto Carifi, Crocetti Editore, Milano, 1989, p. 58.</ref>
*[[Nascita|Nasciamo]], per così dire provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.<ref>Da ''Lettere milanesi'', 1956 (postume). Citato in [[Robert Musil]], ''L'uomo tedesco come sintomo'', traduzione di Antonello Scicchitano, Polimnia Digital Editions, Sacile (PN), [https://books.google.it/books?id=aQxNDwAAQBAJ&lpg=PA59&dq=&pg=PA59#v=onepage&q&f=false nota 13 p. 59]. ISBN 978-88-99193-04-1</ref>
*{{NDR|[[Ultime parole]]}} Oh vita, vita, poter uscire.<ref>Citato in [[Umberto Veronesi]], ''L'ombra e la luce: La mia lotta contro il male'', Einaudi, Torino, 2008, p. 83. ISBN 978-88-06-19501-0</ref>
*''Respirano lievi gli altissimi [[abete|abeti]] | racchiusi nel manto di [[neve]]. | Più morbido e folto quel bianco splendore | riveste ogni ramo via via. | Le candide strade si fanno più zitte, | le stanze raccolte più intente''.<ref>Da ''Liriche e prose'', Sansoni.</ref>