Pulcinella: differenze tra le versioni

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*[[Arlecchino]], [[Pinocchio]] e Pulcinella sono l'[[Italia]] del popolo, che si rappresenta, si denigra e si riscatta con la felicità che trasmette questo trio. Un'Italia del passato, ma che si può riconoscere oggi dovunque. ([[Raffaele La Capria]])
*Don [[Felice Sciosciammocca|Felice]], a considerare bene, sostituì Pulcinella promettendo ai napoletani la destinazione borghese: agi, decoro, o se vogliamo dirla con gli economisti, ''full employment''. Pulcinella è la maschera per le platee di disoccupati e di sfaccendati del [[Piazza del Municipio (Napoli)|Largo di Castello]]; Sciosciammocca riflette una società alla quale il governo dell'Italia liberale prometteva l'automobile appena fosse stata inventata. ([[Giovanni Artieri]])
*Di tutte le maschere italiane, quella di Pulcinella è la più ricca, la più intensa e articolata. Il personaggio affonda nell'humus della città e della sua plebe, tra le più vivaci del Mediterraneo. Troppo vivace, secondo molti osservatori, vivace al punto da ignorare le regole più elementari e necessarie del comportamento collettivo, quelle che garantiscono la convivenza. Una vivacità che lascia esplodere senza limiti l'energia degli individui, il ribollire del sangue, la vibratilità d'un pensiero veloce impaziente davanti agli ostacoli, si tratti di un individuo o di una legge, che vanno dunque, leggi o individui che siano, eliminati o aggirati. Molto del bene e del male di [[Napoli]], della sua vitalità, del suo incanto, della sua dannazione, è racchiuso nella maschera di Pulcinella. ([[Corrado Augias]])
*È una maschera troppo particolare, nel tono della voce ha tutto il suo significato. Ruolo complicato da interpretare. ([[Enzo Cannavale]])
*''Feroce e rosa, un guizzo di fuoco nella pupilla, | Sfrontato, ebbro, divino, è lui Pulcinella.'' ([[Théodore de Banville]])
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*Napoli ha avuto un grande filosofo: Pulcinella. ([[Libero Bovio]])
*Noi napoletani abbiamo tutti, nel nostro foro interiore, un Pulcinella che ci ammonisce. ([[Gino Doria]])
*Tempo già fu – quando il buon Dio, tenero dell'umana felicità, facea gravi di rosei grappoli le viti; quando [[Napoli|Partenope]], nella dolce estate, poteva dissetarsi all'acqua limpida e sana della Bolla e del Carmignano senza aver bisogno di badare al contatore; quando il sale, ammucchiato a ogni cantone, era libera preda {{sic|de'}} napoletani, che lo buttavano a manate nel ''zuffritto'' e sulle torte fumanti – tempo già fu in cui nacque, a [[Napoli]], {{sic|da'}} soliti poveri ma onesti genitori, ''Pulcinella Cetrulo''. ([[Salvatore Di Giacomo]])
*Tutta la classe popolana è di spirito vivacissimo ed è dotata di un intuito rapido ed esatto: il suo linguaggio deve essere figurato, le sue trovate acute e mordaci. Non per nulla l'antica Atella sorgeva nei dintorni di Napoli; e come il suo prediletto Pulcinella continua ancora i giuochi atellani, così il basso popolo s'appassiona anche adesso ai suoi lazzi. ([[Johann Wolfgang von Goethe]], ''[[Viaggio in Italia (saggio)|Viaggio in Italia]]'')