H. G. Wells: differenze tra le versioni

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+ Gli astrigeni
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*Quando, nel corso della giornata, ti accorgi di avere scritto al mattino le tue cartelle, sbrigato la corrispondenza nel pomeriggio, e non hai altro da fare, viene il momento in cui ti annoi: ecco l'ora del [[sesso]].<ref>Citato in [[Charlie Chaplin]], ''La mia autobiografia'', traduzione di Vincenzo Mantovani, Mondadori, 1964, p. 429.</ref>
*Se non poniamo fine alla [[guerra]], la guerra porrà fine a noi.<ref>Citato in ''[[Call of Duty 2]]'' e all'inizio del videoclip ''This Is War'' dei [[30 Seconds To Mars]].</ref>
 
==''Gli astrigeni''==
 
===[[Incipit]]===
*Questa è la storia di un'idea e di come essa mise in moto la mente di molte persone intelligenti.<br/>Non è compito del narratore dire se quest'idea nascondesse una realtà. Il lettore giudichi pure da sé. Un uomo – e sarà il personaggio principale del racconto – vi credette senza ombra di dubbio. <!--p. 7-->
 
===Citazioni===
<!--Ci sono due bei brani a pag. 56-57 e a pag. 73, rispettivamente sulla credulità degli uomini e sud e sull'Uomo superbus; i concetti però sono lunghi praticamente tutta la pagina, difficile da trovare uno stralcio rilevante da solo -->
*La maggior parte dei mariti scontenti – il ritornello della letteratura comica e della saggezza proverbiale – affermano di avere il terrore delle mogli chiacchierone, ma questo terrore è veramente niente in confronto a quello di una donna silenziosa, silenziosa e cogitabonda. Una [[moglie]] brontolona può dire infinite cose seccanti e può indovinare o sbagliare, ma una donna silenziosa dice tutto. (p. 16)
*Dal tempo che era andato a scuola aveva sentito un'antipatia segreta per il suo nome di battesimo. I ragazzi birbantelli della scuola superiore gli avevano spiegato che su esso c'era un'ombra. Né nel Vecchio Testamento né nel Nuovo, il nome di [[Giuseppe]] si orna di quell'aureola di splendente virilità che è l'aspirazione di ogni giovane maschio. Egli aveva lottato perché lo chiamassero sempre Jo. Ma la mortificante considerazione che era un «Giuseppe» opprimeva le sue meditazioni private. (p. 22)
*– E dove si arriva? – chiese qualcuno. – Dov'è in tutto ciò il pensiero e l'anima?<br/>– Appena un velo, appena una sottile zona di riflessione a mezza strada nell'ordine di grandezza fra gli elettroni e le stelle. (p. 25)
*Questa [[ionosfera]], per quel che posso capire io, è chiamata così perché, primo non ha ioni, secondo non è una sfera e terzo è uno strato. (uomo rossastro, pp. 25-26)
*Aveva fatto di se stesso un campione di quella vita dell'umanità comune, antica e venerabile, inalterata attraverso i secoli – tranne di tanto in tanto per le provvidenziali punizioni di qualche eresia transitoria – della semplice, antica, bella storia dell'infanzia, dell'istruzione, amore, attività, famiglia, onore, e naturale passaggio alla veneranda vecchiaia, e a una morte piena di luminosa speranza. Era una storia terrena, nel migliore, nell'onesto e pio senso rustico, e al tempo stesso profondamente spirituale. Questa esistenza, con il passare dei secoli, si era sviluppata in un'alternativa stimolante di semina e raccolto, di freddo e di caldo, di sete e di fame, di desideri ragionevoli e di soddisfazioni modeste. Di tale materiale era fatta la storia, e in questo manufatto solido e resistente erano ricamati i grandi personaggi storici, con una drammaticità vivida e sgargiante come un messale miniato. La storia raccontava delle loro conquiste, trionfi, glorie, eroismi, tragedie commoventi e ammirevoli sacrifici. Erano tutti di formato molto più grande dell'umano – come i monarchi e gli dèi di un bassorilievo assiro – mentre la gente comune si aggirava sotto i loro piedi, secondo la migliore tradizione storica. Così era stato. Così sarebbe continuato fino a che l'Onnipotente avesse ordinato di calare il sipario, e avesse richiamato gli attori dai loro vari camerini per dar loro il giusto compenso. (p. 46)
*La parola «[[ispettore]]» lo faceva impallidire di rabbia. «Ancora ispettori!» era il grido più insistente nelle sue numerose pubblicazioni. Meschini uomini sporchi erano questi ispettori, affermava, con nasi affilati da volpe, dei poveracci, e con la passione per le bustarelle. Stavano sempre a spiare attraverso il buco della serratura, a sorvegliare dalle finestre, si arrampicavano furtivamente su per le condutture, arrivavano attraverso le inferriate, tessevano la rete intorno a tutta quanta l'impresa d'affari. (p. 59)
*Nella mente di lord Thunderclap il [[socialismo]] era un altro sostantivo che significava un'indagine maligna. Non aveva idea di che piccole creature innocue, malcontente, dottrinarie fossero i socialisti, e quale limitata area del problema sociale avessero sempre esplorato. Credeva per davvero che avessero un piano vigoroso e chiaro, pronto ad essere messo in pratica a beneficio dell'umana società lavoratrice, una strenua società competente, pronta a cacciar fuori dall'esistenza lui e i suoi simili. In qualsiasi momento oramai avrebbero potuto farglielo saltare addosso. Lottava selvaggiamente nell'oscurità contro quella convinzione, ma essa lo dominava. Era forse l'unico uomo vivente in Inghilterra che credesse nel socialismo fino a quel punto. (p. 59)
*L'assassinio è un'affermazione legittima di dignità personale di fronte alla [[dittatura]]. Non è semplicemente un diritto: è un dovere, un sacro dovere. Il dittatore è un fuorilegge, si è allontanato dalla legge. Esiste ed è degradato dal fatto stesso che esiste. Vi impone sordide mansioni. Può conscrivervi. Vi mette di fronte a una scelta di mali. Certamente è meglio uccidere il vostro dittatore che permettergli di far sì che voi uccidiate altre persone... direttamente o indirettamente. Se siete abbastanza forti, potete dirgli: «Andate al diavolo!». Se questo lo ferma, potete usargli misericordia; ma se non siete abbastanza forti, dovete uccidere. Che cos'altro potreste fare, da uomini che si attengono alla legge? (Keppel, p. 76)
*Una [[rivoluzione]] è solamente un rivolgimento sociale: non cambia nulla di fondamentale. Che cosa è in fondo una rivoluzione? C'è un crescente squilibrio di classi o gruppi, il centro di gravità si sposta, la rozza zattera si capovolge, e predomina un aspetto nuovo della sostanza vecchia. Non c'è altro in una rivoluzione. (Keppel, p. 77)
*Ogni organo vivente sente l'impulso a stare in movimento, e il maggior piacere di ogni essere vivente deriva dalla soddisfazione che procura l'uso delle sue facoltà. (Keppel, p. 82)
*Ma gli uomini che sentono un profondo interesse per il lavoro scientifico e creativo si dedicano pochissimo ai giochi. Il [[Gioco|giocatore]] è un pervertito che occupa la mente gingillandosi, perché è incapace di usarla bene e seriamente per uno scopo naturale da definire. La caccia fu in passato uno splendido gioco; e la [[guerra]], a considerarla bene, non è che una caccia enormemente costosa e distruttiva, per mancanza di idee migliori. La guerra finirà quando la noia finirà... (Keppel, p. 82)
*[...] mettere una mente umana di fronte all'idea del progresso vivente, è come mettere un cane educato male dentro una casa: il suo primo impulso è quello d'insozzare la mobilia. (Keppel, p. 82)
*Le persone sciocche si sentono offese da tutto ciò che non comprendono e non possono dominare. Diventano sprezzanti e desiderano distruggerlo e bandirlo dai loro pensieri. Immagino che se mancassero guardiani e custodi nelle nostre gallerie di quadri, non ci sarebbe capolavoro che entro un anno non sarebbe dolorosamente sfregiato. E probabilmente sfregiato... sozzamente. (Keppel, pp. 82-83)
*Odio l'[[Uomo|umanità]] comune. Questa folla balorda che calpesta il suolo da dove potrebbero innalzarsi le mie cime incoronate di nuvole. Sono stanco di umanità... Oltre ogni limite. Toglietela di mezzo! Questo branco ossequiente di timidi e puzzolenti, di gente che sta a bocca aperta, che bombarda, che spara, che taglia gole, plebaglia di morti di fame. Piazza pulita di loro! (Keppel, p. 84)
 
===[[Explicit]]===
Il bambino giaceva al loro fianco nella culla, in un sonno senza sogni. Pareva che respirasse appena. L'espressione di quel piccolo viso colorito con gli occhi chiusi, era quella di una segreta decisione. Un piccolo pugno stretto risaltava sul copriletto. Paura di un cambiamento? Paura di una nuova nascita in arrivo?<br/>Mai, egli pensò, c'era stata qualcosa al mondo che avesse l'aspetto così calmo e fosse così fermamente risoluto ad affermare i suoi diritti di pensare e agire a proprio modo nel proprio tempo. <!--p. 90-->
 
==''Il paese dei ciechi''==
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==Bibliografia==
*Herbert George Wells, ''Autobiografia sperimentale'', in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993
*Herbert George Wells, ''Gli astrigeni'' (''Star Begotten''), traduzione di Lia Spaventa Filippi, Mursia, Milano, 2005. ISBN 88-425-3557-5
*Herbert George Wells, ''Il paese dei ciechi'', traduzione di Renato Prinzhofer, I Racconti di Repubblica n. 16, Gruppo Editoriale L'Espresso, 1997
*Herbert George Wells, ''L'isola del dottor Moreau'', traduzione di Mario Monti, Mondadori