Paolo Pavolini: differenze tra le versioni

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*[[Benito Mussolini|Mussolini]] aveva perso la guerra delle armi, aveva perso la guerra della propaganda. Gli restava un'estrema carta: anticipare tutti i possibili aspiranti alla sua successione, inforcando per primo (ci perdoni il bisticcio) il cavallo vincente della sconfitta sicura. (p. 19)
*Mai [[Benito Mussolini|Mussolini]] fu tanto seguito e ammirato come quando scatenò un'altra volta in [[Etiopia]] un esercito di 300.000 uomini contro le scalze armate del Negus: per la conquista inutile di uno "scatolone di sassi" che al pari dell'altra conquista, parimenti inutile, dello "scatolone di sabbia" libico segnò l'inizio di un conflitto mondale. (p. 21)
*[[Giovanni Giolitti|Giolitti]] amministrò il flusso delle rimesse migratoremigratorie con un criterio tuttora sub judice: per [[Gaetano Salvemini]], veemente accusatore del "ministro della malavita", ingrassò cinicamente il Nord a spese del Mezzogiorno, rendendo cronica e insolubile la "[[questione meridionale]]". (p. 21)
*La perdita di ogni [[libertà]], la soppressione delle Camere e delle giunte comunali e provinciali elettive, codificò per tutto il ventennio [[Fascismo|fascista]] un iniquo rapporto di classe. (p. 22)
*La parabola [[Fascismo|fascista]] toccò il suo zenit con la [[guerra d'Etiopia|conquista dell'Etiopia]]: l'unico istante, durante il Ventennio Nero, in cui l'[[Italia]] borghese e l'Italia sottoproletaria si affratellarono su quella povera preda. (p. 25)