Manifesto degli scienziati razzisti: differenze tra le versioni

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*«L'[[antisemitismo]] è il socialismo degli imbecilli». L'immaginosa e calzante definizione di [[Lenin]] e, se corrisponde alla verità, i fascisti si convertirono ufficialmente a questa specialissima forma di socialismo quarant'anni orsono. Per l'esattezza il 14 luglio 1938, con un documento ricordato nella storia con il nome di ''Manifesto degli scienziati razzisti''.<br>Prima di quella lontana data, la vita politica, culturale e sociale del nostro Paese, non escluso il periodo successivo alla conquista del potere da parte di [[Benito Mussolini|Mussolini]], era sempre stata immune da allarmanti fenomeni di odio razziale e, in particolare, da considerevoli manifestazioni occulte o palesi di antisemitismo. ([[Edmondo Aroldi]])
 
*Nel parlare del cosidetto ''Manifesto degli scienziati razzisti'' si compiono clamorosi errori, come quello di menzionare Pende<ref>Nicola Pende (1880 – 1970), politico e medico italiano.</ref> come «l'unica figura di primo piano» tra i firmatari, quasi si trattasse di una lista di «giovani assistenti» o figure modeste, mentre tra di esse vi era il presidente dell'Istat Franco Savorgnan e il patron della psichiatria italiana Arturo Donaggio. ([[Giorgio Israel]])
 
*Nelle sue punte più radicali – Il Manifesto della razza degli scienziati fascisti del luglio 1938 – pur di puntare all'isolamento degli ebrei e di farne un bersaglio, il [[fascismo]] tentò di inventarsi una razza italiana, come razza pura, come razza nordica, mantenutasi nei millenni incontaminata, un corpo sano dal quale bisognava espellere ora l'elemento infido, contaminatore e disgregatore degli ebrei. ([[Enzo Collotti]])