Stato Imperiale dell'Iran: differenze tra le versioni

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*Grazie alla grandezza dello Scià, l'Iran è un'isola di stabilità nel Medio Oriente. ([[Jimmy Carter]])
*Il volto del paese era profondamente cambiato, Aga Jan lo notava sempre più spesso quando viaggiava in treno. Gli abitanti del Sud erano più liberi e molto diversi da quelli di Senjan. In treno si incontravano donne senza chador e a volte perfino donne con le braccia nude. Donne con il cappello, donne con la borsetta, donne che ridevano, che fumavano. Aga Jan sapeva che era stato lo scià a introdurre tutti quei cambiamenti, lo scià servo degli americani. L'America stava minando la fede della nazione e nessuno poteva farci niente. ([[Kader Abdolah]])
*In questo paese grandi masse non hanno lavoro, non hanno niente né da mangiare né da vestirsi, non hanno una capanna in cui ripararsi (senza parlare poi delle zone distrutte dai terremoti) mentre lo scià in persona e la sua cerchia intascano ogni anno miliardi di dollari! ([[Enver Hoxha]])
*L'Iran era un Paese dove le imprese italiane riscuotevano un grande interesse, eravamo già un importante partner, credo il secondo dopo la Germania. ([[Umberto Vattani]])
*L'Iran imperiale disponeva di enormi risorse finanziarie che consentivano grandi innovazioni, in tutti i campi. Teheran era la meta obbligata di legioni di uomini d'affari occidentali, incolonnati come questuanti davanti ai ministeri, ansiosi di proporre prodotti e progetti. Non mi passò neppure per la testa l'idea che quel successo potesse condurre a un disastro. A ritorcesi contro lo scià fu l'eccessiva modernizzazione, compresa quella culturale. La precipitosa industrializzazione, pagata con i proventi petroliferi, non dette i frutti sperati. L'Iran non era competitivo sul piano internazionale e all'interno i consumi non erano sufficienti per mantenere le attività appena create. Si accentuò il declino dell'agricoltura, ferita da una riforma che, per volontà dello scià, aveva trasformato mezzadri e fittavoli in tanti proprietari troppo piccoli per sopravvivere. Così il distacco tra le città, gonfiate da popolazioni inurbate in gran fretta, e la società rurale era aumentato, ed era cresciuto in modo vertiginoso quello tra le classi beneficiate dalla pioggia petrolifera e quelle escluse, abbandonate a se stesse. Le campagne in favore dell'emancipazione femminile e dell'alfabetizzazione fecero emergere strati sociali subito assetati di libertà adeguate al loro nuovo status. Ma un apparato poliziesco severo, e spesso spietato, reprimeva quegli slanci suscitati dalle riforme. La monarchia non fu capace di gestire la modernizzazione (l'occidentalizzazione) che essa stessa aveva voluto. Non fu capace di rinunciare a un rigido autoritarismo che comprimeva la società civile in espansione. ([[Bernardo Valli]])