Matteo Renzi: differenze tra le versioni

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==''Fuori!''==
*Provate a immaginare che guazzabuglio di emozioni si possa provare guidando una città di cui mezzo mondo è innamorata. Una responsabilità struggente e straordinaria. La stanza da lavoro del sindaco è intitolata a Papa Clemente VII. I personaggi degli affreschi del Vasari sembrano prenderti le misure. Stanno lassù, sui muri, quasi imbronciati o annoiati; del resto in questa sala ne hanno viste di tutti i colori. Ti copre le spalle, quasi a proteggerti, la solenne rappresentazione dell'assedio della città voluto dalle truppe di Carlo V: battaglia storica, finita male. Per fortuna i fiorentini fecero in tempo a inventare il calcio, in piazza Santa Croce. E a salvare l'onore. Sulla destra la battaglia di Gavinana ricorda l'episodio in cui perse la vita Francesco Ferrucci, per mano di Maramaldo, il vigliacco per eccellenza. Quasi un'esortazione ad agire sempre con coraggio. Anche dal pavimento salgono messaggi subliminali, come il simbolo della tartaruga con la vela, voluto da Cosimo: ti invita ad essere veloce, ma saggio. Deciso, ma prudente. Quando la sera clicchi sull'interruttore per andartene e le finestre lasciano intravvedereintravedere la penombra della sala, ti rendi conto di essere davvero un nano sulle spalle di giganti. (p. 10)
*Attenzione. Decidere non significa non ascoltare nessuno. Al contrario: è importante ascoltare tutti. Ma poi bisogna agire. Altrimenti la discussione politica diventa il bar dello sport: tutti dicono la loro, ma alla fine non cambia nulla. (p. 16)
*Ero all'ultimo anno di mandato come presidente della Provincia di Firenze. Appena qualche mese e si sarebbe tornati al voto. Tutti i dirigenti locali del centrosinistra fiorentino erano favorevoli alla possibilità che io proseguissi il lavoro in Provincia, con il secondo mandato. Contenti per come avevo amministrato? Forse, ma a dir la verità non ci avrei giurato. Qualcuno, infatti, voleva solo evitare la mia candidatura alle elezioni comunali che si sarebbero svolte contestualmente. (p. 22)