Roberto Capucci: differenze tra le versioni

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*Nel potere della moda, nello sguardo esteriore che la veste e la sveste, si rivela la drammaticità del tempo che passa. Essa è lì, apparentemente eterna a gloriarsi delle sue forme, ma un attimo dopo è già . Per questo i grandi stilisti la guardano con sospetto, la temono come la peggiore delle sciagure, ma al tempo stesso sanno di non poterne fare a meno. Vado a trovare Roberto Capucci con questa idea vagamente terroristica per coglierne l'effetto prodotto sulla sua straordinaria carriera sartoriale. Ho di fronte un uomo minuto, aggraziato, nei modi quasi femminei, e risoluto nelle parole che suonano chiare e definitive. ([[Antonio Gnoli]])
*Ricordo che alla fine degli anni 70 Roberto venne a Milano per regalarci una sfilata a Palazzo Visconti e invitò [[Giorgio Armani]] allora stilista in ascesa. Giorgio, timido e schivo quanto Roberto mi chiese di accompagnarlo. Era emozionatissimo. Alla fine della sfilata mi disse: "Adriana sono avvilito perché ho capito vedendo la sfilata che io lavoro per vendere i vestiti e Capucci per l'eternità". E io gli risposi, cattivissima me: "Caro Giorgio la tua missione è di stampo realistico e quella di Capucci è di stampo onirico e artistico. D'altronde che male c'è a scegliere la via della bottega? Lo sai o no che con l'arte i soldi non si fanno?". Credo mi abbia detestata almeno per un attimo. ([[Adriana Mulassano]])
*Roberto può essere chiamato il dio della Moda non solo dagli addetti ai lavori, ma anche dai giovani, da tutti. Perché l’ha fatta lui, l’ha iniziata lui la storia della Moda […] Ricordo una serata organizzata a Palazzo Farnese da Fabrizia Borghese e notai, anzi li contai, quanti abiti meravigliosi c’erano del mio amico Roberto. Anche perché i suoi abiti troneggiavano. Gli altri abiti si perdevano. E io ne ho contati quella sera trentasette. ([[Anna Fendi]])
 
==Note==