Jules Renard: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Jules Renard==
*Bisogna dire la [[verità]], almeno qualche volta, tanto per essere creduti il giorno in cui mentiremo.
:''Dis quelquefois la vérité, afin qu'on te croie quand tu mentiras''.<ref>Citato in Antoni Bolinches, ''Mil pessics de saviesa: antologia de citacions que inviten a pensar'', Mina, 2005. ISBN 8496499340</ref>
*Non essere mai soddisfatti: l'[[arte]] è tutta qui.<ref>Citato in ''Focus'', n. 116, p. 171.</ref>
*Quando penso a tutti i [[Libro|libri]] che mi restano da leggere, ho la certezza d'essere ancora felice.<ref>Citato in ''Letture'', volume 57, edizioni 588-592, 2002.</ref>
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*Firmerò anch'io la domanda di grazia per [[Oscar Wilde]], a condizione che egli dia la sua parola d'onore di non scrivere più. (6 dicembre 1895; Vergani, p. 98)
*La [[mimosa]] è, tra i fiori, quello che è il [[canarino]] tra gli uccelli. (20 febbraio 1896; Vergani, p. 108)
*La parola è la scusa del pensiero. (17 aprile 1896)<ref name=sordi>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 14603-X</ref>
*Se avessi [[talento]], verrei imitato. Se mi si imitasse, diventerei di moda. Se diventassi di moda, passerei rapidamente di moda. È meglio dunque che io non abbia alcun talento. (21 aprile 1896; Vergani, p. 108)
*Per allontanare il [[temporale]], si possono commettere tutte le vigliaccherie: pregare Dio, o fingere di lavorare, o salvare la mosca che stava per bruciarsi alla fiamma della candela. (6 giugno 1896; Vergani, p. 109)
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*Non si muore. La [[morte]] è una specie di vita covata. (23 dicembre 1897; Vergani, p. 135)
*Le [[ruga|rughe]] non sono che dei sorrisi largamente incisi. (25 dicembre 1897; Vergani, p. 135)
*La vecchiaia è quando si comincia a dire: «Non mi sono mai sentito così giovane». (1897)<ref name=sordi/>
*[[Stéphane Mallarmé|Mallarmé]] è intraducibile anche in francese. (1 marzo 1898; Vergani, p. 144)
*La mia volontà comincia ad avere un po' di rughe. (24 marzo 1898; Vergani, p. 144)
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*Un po' di [[volgarità]] sottolinea il talento. (26 ottobre 1899; Vergani, p. 155)
*Se mi ricorderete con una statua, fateci un buco sulla testa perché gli uccelli possano venirci a bere. (10 dicembre 1899; Vergani, p. 156)
*Se si costruisse la casa della [[felicità]], la stanza più grande sarebbe la sala d'attesa. (1899)
:''Si l'on bâtissait la maison du bonheur, la plus grande pièce serait la salle d'attente''.<ref>Da ''Journal'', Gallimard, 1935, p. 368.</ref>
*Ho paura di non amare il mondo solamente perché il mondo non è ai miei piedi. (2 gennaio 1900; Vergani, p. 157)
*Soltanto l'[[egoismo|egoista]] soffre veramente e soffre sempre. (11 gennaio 1900; Vergani, p. 158)
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*Vivo chiuso nella mia [[pigrizia]] come dentro una prigione. (9 ottobre 1905; Vergani, p. 232)
*Non scrivo troppo perché non mi arrischio mai troppo. (8 dicembre 1905; Vergani, p. 232)
*Se temi la solitudine, cerca di non essere giusto. (1905)<ref name=sordi/>
*Ci si fida tanto della [[posterità]]. Ma perché gli uomini di domani dovrebbero essere meno stupidi di quelli di oggi? (24 gennaio 1906; Vergani, p. 233)
*La parola più vera, la parola più esatta, quella più densa di significato è la parola «[[nulla]]». (26 gennaio 1906; Vergani, p. 233)
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*Ho la vita apparente, docile e rassegnata di una banderuola che gira sul tetto. (6 marzo 1910; Vergani, p. 283)
*Chi non ha la malattia dello [[scrupolo]] non deve nemmeno sognare di essere onesto. (15 marzo 1910; Vergani, p. 283)
*«Cornuto»: strano che questa parolina non abbia il femminile.<ref name=sordi/>
*Ci sono persone così noiose che ci fanno perdere una giornata in 5 minuti.
:''Il y a des gens si ennuyeux qu'ils vous font perdre une journée en cinq minutes''.<ref>Da ''Journal'', Gallimard, 1935, p. 545.</ref>
 
===Citazioni sul ''Diario''===
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==''Pel di carota''==
===[[Incipit]]===
 
====Originale====
''— Je parie, dit madame Lepic, qu'Honorine a encore oublié de fermer les poules.</br>C'est vrai. On peut s'en assurer par la fenêtre. Là– bas, tout au fond de la grande cour, le petit toit aux poules découpe, dans la nuit, le carré noir de sa porte ouverte.</br>— Félix, si tu allais les fermer ? dit madame Lepic à l'aîné de ses trois enfants.</br>— Je ne suis pas ici pour m'occuper des poules, dit Félix, garçon pâle, indolent et poltron.</br>— Et toi, Ernestine ?</br>— Oh ! moi, maman, j'aurais trop peur !</br>Grand frère Félix et sœur Ernestine lèvent à peine la tête pour répondre. Ils lisent, très intéressés, les coudes sur la table, presque front contre front.</br>— Dieu, que je suis bête ! dit madame Lepic. Je n'y pensais plus. Poil de Carotte, va fermer les poules !''