Johann Wolfgang von Goethe: differenze tra le versioni

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*Il destino dell'[[Architettura|architetto]] è il più strano di tutti. Molto spesso mette tutta la sua anima, tutto il suo cuore e passione nel creare edifici nei quali non entra mai di persona. (1967)
*''In qualsiasi modo si immagina noi stessi sempre ci immaginiamo veggenti. Credo che l'uomo sogni unicamente per non cessare di vedere. Verrà forse un tempo in cui la luce interiore uscirà da noi, in modo che non avremo più bisogno dell'altra''. (1967)
*[...] la [[donna]] divenne per gli uomini, fin dalle origini, e poi sempre più, quello che noi non possiamo chiamare che col suo vero nome, una consolazione per gli occhi. Giacché, se lo smeraldo, per il suo stupendo colore, fa bene alla vista ed anzi esercita un potere curativo su questo nobile senso, la bellezza umana agisce con potenza anche di gran lunga maggiore sui sensi e su l'intero sentimento. Chi la contempla, nulla di male può circuirlo: egli si sente in armonia con se stesso e con l'universo. (I, I)<ref>Johann Wolfgang Goethe, ''[https://www.liberliber.it/mediateca/libri/g/goethe/le_affinita_elettive/pdf/goethe_le_affinita_elettive.pdf Le affinità elettive]'', a cura di Silvio Benco, Club degli editori, Milano, 1960.</ref>
*La [[mediocrità]] non ha consolazione più grande del pensiero che il genio non è immortale. (1967)
*La sorte appaga i nostri desideri, ma a modo suo, per poterci dare qualcosa al di là dei desideri stessi. (1967)