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*{{NDR|Descrivendo [[Castellabate]]}} Chi navighi di colà [Posidonia] trova l'isola di Leucosia divisa dal continente un picciol tratto di mare, e denominata così da una delle Sirene che fu portata a quel luogo dal mare in cui esse, come raccontasi, si sono precipitate. (VI, 1; 1833, pp. 93-94)
*La città di [[Siracusa]] la fondò [[Archia (ecista)|Archia]] da [[Corinto]], d'onde partissi verso quel tempo in cui fondaronsi anche Nasso e Megara. E dicono che Miscello ed Archia giunsero insieme a Delfo per interrogare l'oracolo; e domandati dal Dio se volessero piuttosto ricchezza o sanità, Archia elesse la ricchezza, e Miscello la sanità: ed allora il Dio commise al primo di fondar Siracusa, all'altro Crotone; e nel vero intervenne che i Crotoniati ebbero una città saluberrima come già dissi, e i Siracusani crebbero a tanto di ricchezza, che solevan citarsi in proverbio dicendosi de' troppo splendidi spenditori: Non potrebbero far tanto né anche colla decima dei Siracusani. (VI, 3; 1833, p. 126)
*Si favoleggia che questo fiume sia l'[[Alfeo]] il quale, cominciando nel Peloponneso, e guidando la sua corrente sotterra a traverso del mare fino al luogo dov'è la fontana [[fonte Aretusa|fontana Aretusa]] {{NDR|a [[Siracusa]]}}, quivi sbocchi di nuovo e vada al mare. E ne fan congettura da questo, che una fiala caduta dentro quel fiume in [[Olimpia]] fu trovata a [[Ortigia]] nell'Aretusa; e dall'osservarsi che questa s'intorbida quando in Olimpia si fa il sagrificio de' buoi. (VI, 3; 1833, p. 128)
*{{NDR|Descrivendo la [[Puglia]]}} Poiché abbiamo discorsa l'antica Italia fino a Metaponto, ci convien ora parlar del rimanente; e prima di tutto seguita la Japigia. Gli Elleni la chiamano anche Messapia; e gli abitanti in parte si chiamano Salentini (e son quelli intorno al promontorio Japigio), in parte Calabri. Al di sopra di costoro verso il settentrione stanno i Peucezii, poi quelli che nel greco linguaggio sono denominati Daunii: ma i nativi di quella regione chiamano Apulia tutto il paese al di là dei Calabri. Alcuni poi de' popoli onde son abitati que' luoghi si dicono anche Pedicli, principalmente i Peudicizii. (VI, 5; 1833, p. 142)
*{{NDR|Sulla [[Statua di Zeus a Olimpia]]}} Ma il più notabile di tutti era una statua pur di Giove d'avorio, opera di Fidia figliuol di Carmide ateniese, di tanta grandezza, che sebbene il tempio sia altissimo, nondimeno pare ch'ecceda la giusta proporzione: perocché l'artista lo fece seduto; e tuttavolta per poco non tocca colla testa il tetto: sicché poi si vede che qualora esso dovesse levarsi in piedi scoperchierebbe il tempio. Ed alcuni descrissero la misura di quella statua, e fra gli altri Callimaco in versi giambici. Molto cooperò a Fidia in quel lavoro il pittore Paneno suo nipote, a cui insieme con Fidia venne allogato, ed attese ad abbellire la statua coll'ornamento dei colori, e principalmente nella parte della drapperia. (VIII, 3; 1833, pp. 296-297)