Giorgio Agamben: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Giorgio Agamben==
*Chiamerò dispositivo letteralmente qualunque cosa abbia in qualche modo la capacità di catturare, orientare, determinare, intercettare, modellare, controllare e assicurare i gesti, le condotte, le opinioni e i discorsi degli esseri viventi. Non soltanto, quindi, le prigioni, i manicomi, il Panopticon, le scuole, la confessione, le fabbriche, le discipline, le misure giuridiche eccetera la cui connessione con il potere è in un certo senso evidente, ma anche la penna, la scrittura, la letteratura, la filosofia, l’agricoltura, la sigaretta, la navigazione, i computers, i telefoni cellulari e —perché no— il linguaggio stesso, che è forse il più antico dei dispositivi, in cui migliaia e migliaia di anni fa un primate —probabilmente senza rendersi conto delle conseguenze cui andava incontro— ebbe l’incoscienza di farsi catturare. [...] Chiamerò soggetto ciò che risulta dalla relazione e, per così dire, dal corpo a corpo fra i viventi e i dispositivi.<ref>Da ''Che cos'è un dispositivo'', Nottetempo, 2006, pp. 21-22.</ref>
*{{NDR|Sulla [[Pandemia di COVID-19 del 2019-2020]]}} La sproporzione di fronte a quella che secondo il Cnr è una normale influenza, non molto dissimile da quelle ogni anno ricorrenti, salta agli occhi. Si direbbe che esaurito il terrorismo come causa di provvedimenti d’eccezione, l’invenzione di un’epidemia possa offrire il pretesto ideale per ampliarli oltre ogni limite. [...] la limitazione della libertà imposta dai governi viene accettata in nome di un desiderio di sicurezza che è stato indotto dagli stessi governi che ora intervengono per soddisfarlo.<ref>Da [https://ilmanifesto.it/lo-stato-deccezione-provocato-da-unemergenza-immotivata/ ''Lo stato d’eccezione provocato da un’emergenza immotivata''], ''ilmanifesto.it'', 26 febbraio 2020.</ref>
*Lo [[stato]] non può in alcun caso tollerare [...] che delle singolarità facciano comunità senza rivendicare un'identità.<ref>Da ''La comunità che viene'', Einaudi, Torino, 1990.</ref>
*Quel che definisce i dispositivi con cui abbiamo a che fare nella fase attuale del capitalismo è che essi non agiscono più tanto attraverso la produzione di un soggetto, quanto attraverso dei processi che possiamo chiamare di desoggettivazione. [...] quel che avviene ora è che processi di soggettivazione e processi di desoggettivazione sembrano diventare reciprocamente indifferenti e non danno luogo alla ricomposizione di un nuovo soggetto, se non in forma larvata e, per così dire, spettrale.<ref>Da ''Che cos'è un dispositivo'', Nottetempo, 2006, pp. 30-31.</ref>