Slavoj Žižek: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*{{NDR|Sulla [[pandemia di COVID-19 del 2019-2020]]}} Non si ritorna alla normalità, la nuova «normalità» dovrà essere ricostruita sulle macerie della vita di una volta, oppure ci ritroveremo in una nuova barbarie di cui già si scorgono distintamente le prime avvisaglie. Quindi non sarà sufficiente trattare l'[[epidemia]] come uno sfortunato incidente, sbarazzarsi delle conseguenze e riprendere l'andamento scorrevole del vecchio sistema — dovremo sollevare la domanda: che cosa proprio non va nel nostro sistema, tanto da farci cogliere impreparati dalla catastrofe, malgrado gli scienziati ci avvertissero da anni? (''Introduzione - Noli me tangere'', p. 7)
 
*In termini più generali, la cosa da accettare, con cui riconciliarci, è che c'è un sostrato di vita, la vita non-morta, stupidamente ripetitiva, pre-sessuale dei [[virus]], che da sempre sono qui e che staranno per sempre con noi come un'ombra oscura, insidiando la nostra soprav-vivenzasopravvivenza, manifestandosi all'improvviso quando meno ce lo aspetteremmo. E su un piano ancora più generale, le [[epidemia|epidemie]] virali ci rammentano la contingenza ultima e l'insensatezza della vita: per quanto spettacolari possano essere gli edifici spirituali che noi, il genere umano, fondiamo, una stupida contingenza naturale come un virus o un asteroide può decretarne la fine... per non citare la lezione dell'ecologia, ossia che noi umani, senza nemmeno rendercene conto, possiamo contribuire a questa fine. (Capitolo 1 - ''Coronavirus'', p. 11)
 
*Per confutare l'idea che lo Stato debba controllare le dicerie per prevenire il panico dilagante, si può argomentare anzitutto che proprio il controllo sparge diffidenza e, anzi, moltiplica le dicerie su [[complottismo|presunti complotti]] — soltanto la fiducia reciproca fra la gente comune e lo Stato può essere efficace. (Capitolo 1 - ''Coronavirus'', p. 13)
 
*I provvedimenti che oggi alla maggior parte di noi sembrano «[[comunismo|comunisti]]» dovranno essere presi in considerazione su scala globale: il coordinamento della produzione e della distribuzione fuori dalle coordinate del mercato. [...] È difficile non cogliere l'ironia del fatto che bisognerà ricorrere a misure comuniste per combattere una malattia che è esplosa in un Paese governato da un partito comunista. (Capitolo 1 - ''Coronavirus'', p. 15)
 
*Certo, dovremmo analizzare in maniera approfondita le condizioni sociali che hanno reso possibile l'epidemia di coronavirus — si pensi solo a come, nel mondo oggi interconnesso, un inglese che abbia incontrato qualcuno a Singapore ritorni in Inghilterra e da lì vada a sciare in Francia, dove finisce per contagiare altre quattro persone... i soliti sospetti aspettano in fila di essere interrogati: il mercato capitalistico globale ecc. (Se all'o-rigineorigine dell'[[pandemia di COVID-19 del 2019-2020|epidemia di coronavirus]] c'è la trasmissione dai pipistrelli, allora è evidente la mediazione sociale dell'epidemia: gli esseri umani invadono l'habitat forestale dei pipistrelli, li costringono a sopravvivere vicino all'uomo, per di più li cacciano per procurarsi cibo, esponendosi così ai nuovi vírusvirus). (Capitolo 1 - ''Coronavirus'', p. 17)
 
*Tuttavia, dovremmo anche resistere alla tentazione di trattare l'[[epidemia]] attuale come se rivestisse un significato più profondo: la punizione crudele ma giusta dell'umanità per lo sfruttamento implacabile delle altre forme di vita sulla Terra o cose del genere... Ma se cerchiamo un messaggio nascosto, restiamo premoderni: trattiamo il nostro universo come un interlocutore nella comunicazione. Anche se la nostra stessa sopravvivenza è a repentaglio, c'è qualcosa di rassicurante nel fatto che veniamo puniti — l'universo (o persino Qualcuno lassù) ci guarda... La cosa davvero difficile da accettare è il fatto che l'epidemia in corso sia il risultato di una contingenza naturale allo stato puro, che sia semplicemente avvenuta e non celi nessun signi-ficatosignificato riposto. Nel più ampio ordine delle cose, siamo una specie che non conta. (Capitolo 1 - ''Coronavirus'', p. 17)
 
*C'è un paradosso più grave: più il nostro mondo è connesso, più un disastro locale può scatenare una [[catastrofe]] globale. [...] È il nostro sviluppo tecnologico (i viaggi aerei) a rendere catastrofiche le conseguenze socioeconomiche di una piccola esplosione: un secolo fa sarebbe passata inosservata. Siamo più indipendenti dalla natura e al tempo stesso più vulnerabili di fronte ai suoi capricci. (Capitolo 2, - ''Il virus dell'ideologia'', p. 20)
 
* [...] nuovi muri e altre quarantene non risolveranno il problema. Servono solidarietà e una risposta coordinata su scala globale, una nuova forma di quello che un tempo veniva chiamato comunismo. Altrimenti la Wuhan di oggi somiglierà a una città del nostro futuro. Molte distopie hanno già immaginato un futuro simile, nel quale restiamo a casa, lavoriamo al computer, comunichiamo tramite video-conferenzevideoconferenze, facciamo ginnastica su una macchina in un angolo, ci masturbiamo occasionalmente su uno scher-moschermo che mostra sesso ''hardcore'', ci facciamo consegnare i pasti a domicilio e così via. (Capitolo 2, - ''Il virus dell'ideologia'', p. 20)
 
*Molti di noi ricordano le conclusioni del manifesto [[situazionismo|situazionista]] degli studenti di Strasburgo del 1966: «Vivere senza tempi morti, godere senza ostacoli». Se c'è una cosa che ci hanno insegnato [[Freud]] e [[Lacan]], è che questa formula è una ricetta perfetta per un disastro: il bisogno di riempire ogni momento finisce per soffocarci nella monotonia. I [[tempo|tempi]] morti — i momenti di quella che i mistici chiamavano ''Gelassenheit'' — sono fondamentali per rivitalizzare la nostra esistenza. E si può forse sperare che una delle conseguenze impreviste delle quarantene da coronavirus nelle città cinesi sarà che alcune persone useranno i tempi morti per liberarsi dall'attività frenetica e pensale al (non) senso della loro situazione. (Capitolo 2, - ''Il virus dell'ideologia'', pp. 21-22)
 
*Secondo lo storico [[Carlo Ginzburg]] la [[vergogna]] per il proprio paese, e non l'amore, è la vera dimostrazione di appartenenza. [...] Per gli abitanti di Wuhan però non è il momento di vergognarsi, ma di resistere. Gli unici cinesi che dovrebbero vergognarsi sono quelli che in pubblico hanno minimizzato l'epidemia, ma contemporanea-mente si sono protetti fino all'eccesso, comportandosi come i funzionari sovietici di [[Disastro di Černobyl'|Černobyl']] che, mentre dicevano in pubblico che non c'era pericolo, facevano scappare le loro famiglie. (Capitolo 2, - ''Il virus dell'ideologia'', p. 22)
 
==Note==