Mario Luzi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+1. Spostate due citazioni nella sezione generale.
Riga 11:
*{{NDR|[[Carlo Bo]]}} Diceva di non aver concluso niente, di aver accumulato soltanto libri. (citato in ''Corriere della sera'', 29 settembre 2001) <ref>Citato in ''Belinda e il mostro'', pp. 46-47.</ref>
*''È incredibile ch'io ti cerchi in questo | o in altro luogo della terra dove | è molto se possiamo riconoscerci. | Ma è ancora un'età, la mia, | che s'aspetta dagli altri | quello che è in noi oppure non esiste''. (''Aprile-amore'', da ''Primizie del deserto'')
*''Forse, infranto il mistero, nel chiarore | del mio [[ricordo]] un'[[ombra]] apparirai, | un nonnulla vestito di [[dolore]]. | Tu, non diversa, tu come non mai ''[...]'' '' (<ref>Da ''Alla madre'', ''Brindisi'', citato in ''La porta del cielo'', p. 11).</ref>
*[[Fabrizio De André]] è uno chansonnier, e lo è nel senso più vero: il senso in cui la poesia, il testo letterario e la musica convivono necessariamente. (dall'intervista di Paolo Di Paolo, ''Offrire versi con simpatia'', ''ItaliaLibri'', Milano, 11 dicembre 2002)
*Il [[Palio di Siena|Palio]] è il Palio. Nessuna interpretazione sociologica, storica, antropologica, potrebbe spiegarlo. Sublimazione e dannazione insieme del fato in ogni singolo senese e nella sua cittadinanza. Rogo furente della senesità, in ogni caso impareggiabile conferma di essa. (1998, dal [http://www.comune.siena.it/main.asp?id=943 sito del comune di Siena])
Line 21 ⟶ 22:
*''Questa felicità, questa felicità, questa felicità promessa o data n'è dolore, dolore senza causa o la causa se esiste è questo brivido che sommuove il molteplice nell'unico come il liquido scosso nella sfera''. (''Questa felicità'')
*Si ripensa all'adolescenza, quando si avevano grandi velleità e si pensava che il mondo era nostro: ma potevamo acciuffare poco, perché troppo giovani. (dall'intervista di Sebastiano Grasso, ''Mario Luzi. I versi, la pittura, gli amori. E quel duello mancato'', ''Corriere della sera'', 10 ottobre 2004, p. 29)
*''Udire [[Voce|voci]] trapassate insidia | il giusto, lusinga il troppo debole, | il troppo umano dell'[[amore]]. Solo | la [[parola]] all'unisono di vivi | e morti, la vivente comunione | di [[tempo]] e [[eternità]] vale a recidere | il duro filamento d'elegia. | È arduo. Tutto l'altro è troppo ottuso.'' <ref>Da ''Il duro filamento'', citato in ''La porta del cielo'', p. 15.</ref>
*''[[Vita]] che non osai chiedere e fu, | mite, incredula d'essere sgorgata | dal sasso impenetrabile del tempo, | sorpresa, poi sicura della terra, | tu vita ininterrotta nelle fibre | vibranti, tese al vento della notte...'' (''Monologo'')<ref>Citato in ''[http://www.culturaesvago.com/mario-luzi/ Cultura e svago]''.</ref>
 
Line 28 ⟶ 30:
 
===Citazioni===
*''Forse, infranto il mistero, nel chiarore | del mio [[ricordo]] un'[[ombra]] apparirai, | un nonnulla vestito di [[dolore]]. | Tu, non diversa, tu come non mai ''[...]'' '' (p. 11)
*''Udire [[Voce|voci]] trapassate insidia | il giusto, lusinga il troppo debole, | il troppo umano dell'[[amore]]. Solo | la [[parola]] all'unisono di vivi | e morti, la vivente comunione | di [[tempo]] e [[eternità]] vale a recidere | il duro filamento d'elegia. | È arduo. Tutto l'altro è troppo ottuso.'' (p. 15)
*''Scendi anche tu, rimani prigioniera | nella sfera angosciosa di Parmenide | immota sotto gli [[Occhio|occhi]] della moira, | nel recinto di febbre dove il nascere | è spento e del perire non è traccia.'' (p. 23)
*Ai tempi di [[Gesù|Cristo]] le moltitudini convivevano la stessa sorte, mentre noi oggi non conviviamo la nostra, la subiamo ciascuno per conto proprio. È un sintomo visibile tra i più drammatici del nostro tempo. Una specie di profeta che deve parlare alle moltitudini parla per TV, per immagine televisiva, trovando ciascuno chiuso nella sua cellula.<br>Anche l'''[[incarnazione]]'' come sarebbe oggi? L'incarnazione fu così perché l'uomo era visibile e legato in una comunità che ne condivideva le pene; l'uomo era circoscritto nella sua fisicità, nel suo corpo che ebbe così importanza e valorizzazione nell'eucaristia. E oggi dove si incarnerebbe il divino? forse in ''Internet''. (p. 43)
*Il viandante che non si fa riconoscere e si dissimula, ma che però inquieta lo stesso... È bellissimo, ma penso che qualunque trattazione lo sciupi. È troppo indicibile: la cena ha avuto poi figurazioni pittoriche, e noi la vediamo nella nostra mente, ma ancor più suggestivo è il cammino sul tramonto. È l'episodio postumo che mi tocca di più del Cristo che entra in casa degli apostoli, lì non vi è il divino indicibile del compagno di viaggio di [[Emmaus]]. Il divino che non ravvisi, però avverti. (p. 94)
 
==Citazioni su Mario Luzi==