Ruggero Zangrandi: differenze tra le versioni

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*Vittorio era un ragazzo buono, leale, semplice, un po' indolente. Era cresciuto nella strada e con il padre, fino a quell'autunno, aveva avuto scarsi contatti. Dalla modesta casa di Milano, in via Foro Bonaparte, dove aveva vissuto gli anni dell'infanzia, non sempre facili, era capitato adesso a Roma, nella dimora principesca di Villa Torlonia e in una condizione che, presto, lo avrebbe esposto a favori e piaggerie.<br>Dotato di una intelligenza acuta, di un attento spirito critico, di una percezione precisa dell'indole – e delle intenzioni – del prossimo, egli tollerava per pigrizia quelle manifestazioni di servilismo, ma aveva finito col concepire per gli uomini un disprezzo che, a differenza di quello del padre, era indulgente e bonario. (cap. I, p. 14)
 
*Il terreno, il tema e – si può dire, senza il rischio di mancare di obiettività – la "trovata" che il regime offrì ai giovani, per queste loro esercitazioni, furono rappresentati dal [[corporativismo]]; una teoria che si fondava sul "superamento" della lotta di classe, per realizzare in sua vece la collaborazione di tutte le categorie produttrici.<br>Si trattava di un principio di cui chiunque appena dotato di nozioni storico-economiche d'impronta marxista era in grado di scoprire la fallacia; ma, allora, nel clima di disinformazione scientifica e di entusiasmo per il nuovo tipo di rivoluzione sociale che si proponeva, non privo di suggestioni, specie – e lo si comprende – su giovani di formazione cattolica o di origine liberale. (cap. III, p. 46)
 
*[...] i [[Littoriali]] divennero una di quelle manifestazioni − cui ho più volte accennato − nelle quali il fascismo non so se volle o fu costretto a comportarsi con relativa liberalità. Che ciò fosse dovuto a calcolo delle autorità politiche o – come ritengo più probabile – alla pressione, alla spregiudicatezza e, magari, all'intemperanza di molti partecipanti non è, in fondo, troppo importante. Ciò che conta è che, in quei dibattiti, trovarono riscontro tutte le posizioni che i giovani andavano assumendo di fronte al fascismo. (cap. VII, pp. 104-105)