Giovanni Boccaccio: differenze tra le versioni

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*Fu adunque già in Arezzo un ricco uomo, il quale fu Tofano nominato. A costui fu data per moglie una bellissima donna, il cui nome fu monna Ghita, della quale egli, senza saper perché, prestamente divenne geloso. Di che la donna avvedendosi prese sdegno, e più volte avendolo della cagione della sua gelosia addomandato, né egli alcuna avendone saputa assegnare, se non cotali generali e cattive, cadde nell'animo alla donna di farlo morire del male del quale senza cagione aveva paura. (VII giornata, [[s:Decameron/Giornata_settima/Novella quarta|novella IV]])
*E così, a modo del villan matto, dopo danno fe' patto. (VII giornata, [[s:Decameron/Giornata_settima/Novella quarta|novella IV]])
*Col malanno possa egli essere oggimai, se tu dèi stare al fracidume delle parole d’un mercatantuzzo di feccia d’asino, che venutici di contado ed usciti delle troiate vestiti di romagnuolo, con le calze a campanile e con la penna in culo, come egli hanno tre soldi, vogliono le figliuole de’ gentili uomini e delle buone donne per moglie [...]. {{NDR|[[Insulti dai libri|insulto]]}} (VII giornata, [[s:Decameron/Giornata_settima/Novella ottava|novella VIII]])
*[...] un cavaliere chiamato messer [[Filippo Argenti]], uomo grande e nerboruto e forte, sdegnoso, iracundo e bizzarro più che altro [...]. (IX giornata, [[s:Decameron/Giornata_nona/Novella ottava|novella VIII]])
*In Frioli, paese, quantunque freddo, lieto di belle montagne, di più fiumi e di chiare fontane, è una terra chiamata [[Udine]], [...] assai piacevole e di buona aria. (X giornata, [[s:Decameron/Giornata_decima/Novella quinta|novella V]])