Alfred Loisy: differenze tra le versioni

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*Il [[Religione cananea|culto di Canaan]] era un politeismo volgare, che nascondeva in modo abbastanza superficiale uno strato d'animismo e di feticismo, eredità dei tempi antichi e, probabilmente, per lo meno per una parte, era proprio anche di quelle popolazioni vagabonde che se ne vivevano nel paese prima che se ne impadronissero i Cananei. Ogni località possiede il suo dio particolare; possiede il suo Baal, il culto del quale viene associato a quello di una pianta, di una fonte, di una pietra, di una caverna. [...] Tanto gli dei quanto le dee possono avere dei nomi particolari, ed è facile distinguerli, perché al loro nome va unito il nome del loro capoluogo: il baal di questa città non si può confondere con quello di quella, più di quello che si possano confondere le città stesse, che veneravano quei baal. Il paese si trovava frazionato in una serie di piccole signorie più o meno indipendenti, e questo frazionamento spiega questa molteplicità di dei. (pp. 148-149)
*Gli antichi dei rappresentavano l'autonomia locale, la quale doveva scomparire mediante l'unificazione politica sotto i capi di Israele; Jahvè stava a rappresentare l'umanità del popolo conquistatore ed il suo dominio. Coll'oracolo suo e la ''Thora'' dei suoi sacerdoti; col temperamento guerresco di cui era fornito, temperamento che faceva di lui il vero capitano delle schiere israelitiche; col regime delle guerre sacre, che trasformavano per un certo spazio di tempo i combattenti di Israele in una specie di ordine militare, sottoposto a strettissime regole religiose, che costituivano la sua disciplina; con i suoi entusiasti [...], i quali, sotto il nome di ''Nazir'' e di ''Nabis'' gli fungevano da testimonii al cospetto di popolazioni sensibili a tutte le manifestazioni della fede, anche e sopra tutto alle più stravaganti, Jahvè s'imponeva in tutti quei luoghi in cui Israele riusciva a metter piede. Se egli fosse già stato il dio del cielo e della terra, gli si sarebbero potuti subordinre gli dei locali, in qualità di spiriti celesti, come più tardi avvenne per gli dei delle varie nazioni. (pp. 154-155)
*È certo che una delle caratteristiche più straordinarie dello Jahvismo si è quella evoluzione mediante la quale il veggente, indovino e mago, l'entusiasta delirante, è divenuto il profeta degli ultimi tempi della monarchia, giudice dei re, difensore dei poveri, predicatore di giustizia, sempre preoccupato dell'avvenire per la tradizione di stato, ma che sempre coordina le sue predicazioni ad un insegnamento morale. La profezia diventa a poco a poco l'interprete di una religione in cui tutti i mezzi di cui in passato si era servita la divinazione propriamente detta vengono condannati. (p. 178)
*[[Raab (mitologia)|Rahab]] è il formidabile [[Tiamat]], che il demiurgo babilonese [[Marduk]] ha tagliato in due parti, da cui scaturirono il cielo e la terra. Gli ebrei poterono conoscere questo mito anche prima della cattività. Se ne sono riscontrate delle tracce in Giobbe ed in alcuni salmi. (p. 240)
 
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