Tommaso Giartosio: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Automa: sistemo alcuni degli errori comuni...
Riga 6:
*[...] un'idea che mi piace: il concetto di "trasversalità". L'ha formulato il filosofo Gilles Deleuze, riprendendolo da David Hume. È l'idea che un effetto prodotto in un dato modo può sempre essere prodotto anche in altri modi. [....] credo che il riconoscersi omosessuali o eterosessuali non derivi in linea retta da un orientamento sessuale originario, ma nasca lungo un percorso a zig-zag, per un gioco di spinte tra le quali il desiderio gay o etero a volte svolge addirittura un ruolo accessorio. (p. 45)
*Ecco, si può sperare che l'omofobia diventi questo: un repertorio di innocui stereotipi che pochi imbecilli prendono sul serio, mentre tutti gli altri ci giocano. (p. 47)
*Ora, un elemento che caratterizza la condizione omosessuale è questo: mentre l'identità del nero o dell'ebreo solitamente è rafforzata dal suisuo nascere e maturare entro una comunità compatta (in senso spaziale e generazionale), quella dell'omosessuale, come è noto, manca di qualsiasi continuità biologica e ambientale. I gay saltano fuori in qualsiasi ceto, cultura, religione, nazione. Ci si scopre omosessuali quasi sempre da soli. E ovviamente u gay di rado è figlio di altri gay, soprattutto di gay dichiarati. [...] C'è questa ''discontinuità'', nella condizione gay, che è qualcosa di importantissimo. [...] Perché rende l'omosessualità debole e forte al tempo stesso. Debole perché in principio solitaria, dispersa in centomila città e famiglie, distribuita in gradazioni diseguali e in varianti personali, facile da dissimulare, incline ai vuoti di memoria storica. ma anche forte e tenace, perché a ogni nuova generazione rigermoglia in modo imprevedibile e non immediatamente riconoscibile. [...] ''Finora'' la cultura dominante ha quasi sempre sentito l'omosessualità come qualcosa di pericoloso – fino a circondarla a volte con un cordone sanitario – perché sapeva che l'omosessuale era ancora più ''interno'' a essa rispetto, poniamo, all'ebraismo assimilato del primo Novecento. Paradossalmente, il gay vive in un mondo etero ''che lo considera "dei suoi"'': o almeno lo fa finché la differenza non diventa evidente, e anche dopo continua a cercare di dimenticarsene. Del resti il gay stesso è ben cosciente di come, sotto moltissimi aspetti, egli abbia un mondo in comune con gli etero.
*E la morale è questa: ''finora'' l'omosessuale è apparso davvero come una parte integrante del corpo sociale omofobo e "sano", perciò la coabitazione risulta più intima e scandalosa, e il contagio, reale o metaforico, è un incubo più angosciante. (p. 53)
*Il multiculturalismo diventa spesso una commercializzazione di pacchetti identitari. (p. 67)
Riga 13:
*Ogni riconoscimento di diritti si trascina dietro ciarpame simile – il sospetto perbenistico verso chi di quel diritto non vuole avvalersi. dai una casa a tutti i senzatetto, e chi si ostina a rifiutarla sembrerà a molti un tipo losco, un iperbarbone. (p. 95)
*L'omosessualità è semplicemente qualcosa che sta in tutti noi da sempre. Per questo si innerva (come realtà sconosciuta sfiorata, elusa, metaforizzata, taciuta, ambita, tabuizzata, perseguitata, implicata in altri discorsi...) anche nello scrittore più eterosessuale. (p. 127)
 
==Bibliografia==
*Tommaso Giartosio, ''Perché non possiamo non dirci. Letteratura, omosessualità, mondo'', Feltrinelli, 2004. ISBN 8807103680