Paul Cézanne: differenze tra le versioni
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*Temperamento latino di una violenza organica eccezionale, di una torrida concentrazione, eccessivo in molti aspetti, intessuto di contrasti: tormentato dall'inquietudine e acceso da veementi, dilatati, enormi sogni, e insieme di una delicatezza raffinata e gelosa e sofferente che sconfinava nella timidezza, logico chiaro e implacabile educato su Kant, e dedito a torbidi ingorghi nella sensibilità sessuale. Insomma un uomo tipicamente d'eccezione, anche nel senso romantico e decadente della parola, che avrebbe potuto sfrenarsi nella pura estrinsecazione del suo essere, invece di dominarsi, di disciplinarsi con una tensione disperata e profonda, durata per molti anni, la quale doveva segnare per sempre il suo carattere. ([[Carlo Ludovico Ragghianti]])
*Un colorista rivelatore che contribuì più di Manet al movimento impressionista, un artista dalle retine malate, che, nella sua esasperata percezione visiva, scoprì i prodromi di un'arte nuova: in tali termini si può sintetizzare il troppo dimenticato Cézanne. ([[Joris Karl Huysmans]])
*Una caratteristica costante di Cézanne [è] la coscienza che la sequenza plastica deve essere sentita attraverso l'intera superficie della tela. Per lui, sebbene possano esserci punti
*Volendo assegnare una paternità ideale a Paul Cézanne, le grandi immagini di Michelangelo e di Eschilo apparirebbero fra le prime alla fantasia. Al pari del toscano, egli ha compreso la forza mistica che scoppia dalle cose mute, dai tronchi e dalle rocce; al pari del greco, ha sentito la potenza selvaggia che erompe dal cuore ingenuo del popolo, e queste due energie ha racchiuse nei suoi paesi e nelle sue figure. Così come la loro, la sua opera è un rozzo terreno, spoglio, pietroso, atroce, scorticato, dal quale sbocciano piante, fiori ed erbe, mestamente, castamente, con semplice spontaneità naturale. Per arrivare a suggerire pittoricamente delle immagini tanto solenni, è naturale che Paul Cézanne abbia dovuto sfrondare le sue fantasie e presentarle religiosamente, col solo magistero dello stile. Infatti il suo colore e il suo disegno sono agri, poveri e brutali. Nella sua pittura si riscontrano i conflitti cromatici che, per il primo, Masaccio suscitò realisticamente negli affreschi della cappella Brancacci al Carmine; ed anche le torsioni vigorose del Tintoretto. Senza legge, senza scrupoli, il suo stile accusa le asperità dei contorni degli esseri e di ciò che li circonda. ([[Ardengo Soffici]])
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