Ghetto di Roma: differenze tra le versioni

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Armando Ravaglioli
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*Che cosa sia il Ghetto di Roma, lo sanno i Romani e coloro che lo hanno veduto. Ma chi non l'ha visitato sappia che presso il ponte a Quattro Capi s'estende lungo il Tevere un quartiere, o piuttosto un ammasso informe di case e tuguri mal tenuti, peggio riparati e mezzo cadenti (ché ai padroni, per la tenuità delle pigioni che non possono soffrir variazioni in virtù del ''jus gazagà''<ref>Diritto per gli inquilini ebrei all'uso perpetuo dell'abitazione dietro corresponsione di un canone annuo ai proprietari cristiani.</ref>, non mette conto spendervi se non il pretto indispensabile), nei quali si stipa una popolazione di 3900 persone, dove invece ne potrebbe capire una metà malvolentieri. ([[Massimo d'Azeglio]])
 
*Il Ghetto di Roma, detto anche «serraglio degli Ebrei», è stato una entità storico-urbanistica limitata a tre secoli di vita, da quel 12 luglio 1555 quando papa Paolo IV Carafa emanò la bolla ''Cum nimis absurdum'', che ne decretava i confini e la chiusura, al 1848 quando, sotto Pio IX, ne vennero definitivamente scardinati i portoni lasciando liberi i movimenti degli Ebrei nel complesso della vita e delle attività di tutti i Romani. ([[Armando Ravaglioli]])
 
*Il Ghetto romano è fra tutte le comunità israelitiche d'Europa la più importante, per i rapporti storici del popolo d'Israele con l'Urbe. Altre, soprattutto quelle della Spagna e del Portogallo, e la Sinagoga di Amsterdam, offrono un più vivo interesse, ma tutto teologico, a causa delle loro scuole talmudiche; nessuna però è tanto antica e tanto importante quanto la Sinagoga romana: questa rappresenta la più vetusta radice del cristianesimo nella capitale stessa del mondo cristiano. ([[Ferdinand Gregorovius]])