Francesco Bacone: differenze tra le versioni

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*Quegli influssi che si è notato fascinare o stregare non esistono, ma vi sono amore e invidia; entrambi hanno desideri veementi, si strutturano prontamente nelle immaginazioni e nelle suggestioni, e giungono facilmente all'occhio, specialmente alla presenza degli oggetti che sono i punti che conducono alla fascinazione, se ve ne sono. Al contempo vediamo che le Scritture definiscono l'[[invidia]] come [[malocchio]] (...) Lì pare essere riconosciuta, nell'atto dell'invidia, una eiaculazione o irradiazione dell'occhio. Ma qualcuno è stato tanto curioso da notare che quando il battere o il colpire di un occhio invidioso fa la gran parte del male, è quando la parte invidiata è tenuta in gloria; poiché ciò pone un confine all'invidia. (''Sull'invidia'' 1625)<ref>Citato da [[Rupert Sheldrake]] ''La mente estesa'', Feltrinelli pp. 205-206 ISBN 978-88-07-89109-0</ref>
*Scrivere per ozio quello che si legge per ozio, non importa molto, ma ciò che io voglio è rendere più ordinata la vita e gli affari dell'uomo, con tutti gli affanni che recano, mediante speculazioni sane e vere.<ref>Da ''Lettera a Casaubon'', in ''Scritti politici, giuridici e storici'', vol. I.</ref>
*Se qualcosa è conoscibile o meno, può essere stabilito non con il ragionamento, ma con gli esperimenti. (citato<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della scienza'', traduzione di Martina Dominici e Olga Amagliani, Gribaudo, 2018, p. 45. ISBN 9788858015001)</ref>
*Venga dunque alla sbarra [[Aristotele]], il peggiore dei Sofisti, stordito da un'inutile sottigliezza, spregevole ludibrio delle parole. Ha osato persino, se la mente umana si fermasse per caso e quasi spinta da un buon vento sulla spiaggia di qualche verità, stringerle attorno durissimi ceppi, e mettere insieme una specie di arte fatta di pazzia per asservirci alle parole. Nel suo seno si sono generati e di lui si sono nutriti quegli astutissimi spacciatori di nuvole {{NDR|i [[Scuola peripatetica|peripatetici]]}} i quali, tenendosi ben lontani dalla luce della storia e delle singole cose e senza curarsi di intraprendere la descrizione del mondo, ci hanno propinato le innumerevoli sciocchezze delle Scuole, ricavandole con l'irrequieto agitarsi della loro mente dalla duttile materia dei precetti e delle affermazioni di Aristotele. Ma il loro dittatore è da riprovare più di loro, perché, pur essendosi rivolto alle libere ricerche della storia, ha conservato intatti gli idoli più oscuri di qualche caverna sotterranea, e ha costruito sopra la sua storia delle cose particolari una specie di tela di ragno, che vuol far apparire come la trama delle cause, mentre è affatto priva di forza e di pregio.<ref>Da ''Il parto maschio del tempo'', in ''Opere filosofiche'', a cura di Enrico De Mas, Laterza, Bari, 1965, vol. 1, pp. 39-40; citato in [[Giovanni Reale]], ''Guida alla lettura della Metafisica di Aristotele'', Roma-Bari, Laterza, 1997, p. 189. ISBN 88-420-5247-7</ref>