Arrigo Boito: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Arrigo Boito==
* A Milano, non a Lima. {{Ndr|[[Palindromi italiani|palindromo]]}}<ref>Di [[Arrigo Boito]]; citato in Stefano Bartezzaghi, ''[http://www.treccani.it/enciclopedia/palindromi_(Enciclopedia-dell'Italiano)/ palindromi]'', ''Enciclopedia dell'Italiano Treccani'', 2011.</ref>
*Come ti vidi m'innamorai, e tu sorridi perché lo sai. (da<ref>Da ''Falstaff'')</ref>
*Ebro è Otel, ma Amleto è orbe. ({{Ndr|[[Palindromi italiani|Palindromopalindromo]], da}}<ref>Da una lettera al fisiologo e senatore Giulio Fano; citato in Raffaello De Rensis, ''Arrigo Boito. Aneddoti e bizzarrie poetiche musicali'', Fratelli Palombi, 1942) </ref>
*''Il tizzo acceso fin che arde fuma; | simile, o mesto amico, al nostro cuore | che in pianto si consuma | fin che arde l'amore. || Lascia dunque che s'alzi e che s'esali | questa nube di duol cotanto intenso; | essa abbraccia i tuoi mali | come grani d'incenso. || Sii in te stesso al par d'un vaso sacro | d'olocausto, di fede e di speranza; | vedi, il fumo pare acro, | ma il turibolo danza. || Non ispegner per tema o per ristoro | quell'incendio divin che ti fa egro, | non far che il carbon d'oro | si muti in carbon negro. || Anzi affronta gli spasmi ed il martiro, | cerca nell'ansia del tormento occulto | dopo il duol del sospiro | l'estasi del singulto; || troverai qualche vero. È la tempesta | esultazione a chi non sa temerla, | e sulla duna resta | dopo l'onda la perla. || Piangi, medita e vivi; un dì lontano | quando sarai del tuo futuro in vetta | questo fiero uragano | ti parrà nuvoletta. || *** || Oggi volli per te cantar la vita, | ma la dolce canzon sul metro mio | torna fioca e smarrita | per troppo lungo oblio. || Torva è la Musa. Per l'Italia nostra | corre levando impetuösi gridi | una pallida giostra | di poeti suicidi. || Alzan le pugna e mostrano a trofèo | dell'Arte loro un verme ed un aborto | e giuocano al palèo | colle teste di morto. || Io pur fra i primi di cotesta razza | urlo il canto anatemico e macabro, | poi, con rivolta pazza, | atteggio a fischi il {{sic|labro}}. || [[Emilio Praga|Praga]] cerca nel buio una bestemmia | sublime e strana! e intanto muor sui rami | la sua ricca vendemmia | di sogni e di ricami. || Dio ci aiuti, o [[Giovanni Camerana|Giovanni]], egli ci diede | stretto orizzonte e sconfinate l'ali; | ci diè povera fede | ed immensi ideali. || E il mondo ancor più sterile, o fratello, | ci fa quel vol di pöesia stupendo, | e non trovando il Bello | ci abbranchiamo all'Orrendo. || Dio ci aiuti! Su te sparga l'ulivo, | sparga la pace e le benedizioni, | sii sulla terra un vivo | felice in mezzo i buoni. || A me calma più piena e più profonda; | quella che splende nell'orbita d'una | pupilla moribonda, | mite alba di luna.'' (''A Giovanni Camerana''.<ref>Citato in G. Baldi, S. Giusso, M. Razetti e G. Zaccaria, ''Dal testo alla storia dalla storia al testo , {{small|Letteratura italiana con pagine di scrittori stranieri, Analisi dei testi e critica, vol III, tomo secondo, Dal Decadentismo ai giorni nostri, Storia del teatro e dello spettacolo a cura di Gigi Livio}}'', Paravia, Torino, 1993. ISBN 88 395 0453 2</ref>, pp. 796-798)
*''Ora e per sempre addio, sante memorie!'' (da<ref>Da ''Otello'', II, 5)</ref>
 
==''Il libro dei versi''==