Frank Herbert: differenze tra le versioni

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*Il più pericoloso gioco dell'universo è quello di governare basandosi sugli [[oracoli]]. Noi non ci consideriamo abbastanza saggi o coraggiosi per tentare questo gioco. I provvedimenti qui descritti per far fronte a questioni di minore importanza rappresentano i limiti estremi entro i quali osiamo avventurarci nell'area di governo. Prendiamo a prestito, per definire i nostri scopi, una definizione del Bene Gesserit, e consideriamo i diversi mondi come altrettante riserve genetiche, fonti d'insegnamento e d'insegnanti, ossia, fonti del possibile. Il nostro fine non è quello di governare, ma piuttosto di sfruttare queste riserve genetiche, d'imparare e di liberarci da tutti i legami che ci verrebbero imposti da un governo, e dal fatto di dipendere da esso. (L'orgia come strumento di governo, terzo capitolo della Guida dei Navigatori, Ed. Nord, p. 115)
*Qui giace un dio caduto. La sua caduta è stata tremenda. Noi ci siamo limitati a erigere il suo piedistallo: Alto e stretto. (Epigramma Tleilaxu: Ed. Nord, p. 133)
*Penso che vivere sia una gioia e mi chiedo se avro' mai la possibilita' di balzare indietro fino alle radici di questa mia carne e di conoscermi com'ero un tempo. La' è la mia radice. Se poi qualche mio atto mi consentira'consentirà di trovarla, ciò è nascosto nei grovigli del futuro. Ma tutte le cose che può fare un uomo, sono anche mie. Ognuno dei miei atti può conseguirlo. (Parla il ghola, dai Commentari di Alia: Ed. Nord, p. 149)
*Che cosa si può mai ricavare da questo universo? Ci accorda quello che vuole, non di più. (Paul Muad'Dib: cap. 11; Ed. Nord, p. 151)
*La carne si arrende, pensò Paul. L'eternità si riprende ciò che le appartiene. I nostri corpi riescono ad agitare soltanto per brevi istanti le sue acque, danzano quasi intossicati dall'amore della vita e di sé stessi, si dilettano di poche, strane idee, per poi sottomettersi agli strumenti del Tempo. Che cosa possiamo dire, noi, in proposito? Io sono già accaduto. No, non è vero, e tuttavia... io sono già accaduto. (Paul Muad'Dib:, cap. 11; Ed. Nord, p. 158)