Piero Chiara: differenze tra le versioni

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===''Una spina nel cuore''===
Un [[mattino]] di [[primavera]] del 1933, dopo essermi fermato alcuni giorni a [[Venezia]] e a Milano nel viaggio di ritorno da certe strane località oltre Isonzo dov'ero stato per quasi un anno, rimisi piede al mio paese. A Venezia, dove pensavo di non tornare più per il resto dei miei giorni tanto mi lasciavo volentieri alle spalle quei luoghi, avevo passato quasi una settimana, deciso a vedere tutta la città una volta per sempre. A [[Milano]] invece ero rimasto quarantott'ore, il tempo per portare a termine una ricerca alla quale attribuivo una certa importanza nei miei futuri destini. Se avessi rintracciato la contessa Bettina Nazzari di Costapiana, madre del conte Pier Cesare, mio principale quando lavoravo come fotografo a Milano, avrei potuto avere l'indirizzo del di lei figlio, finito in miseria e fallito anche come fotografo, al punto di trovarsi costretto ad andarsene in [[Brasile]] o in [[Argentina]] per sfuggire ai creditori.
 
==Opere non narrative==
===''Le Prealpi varesine''===
Con Marco Colombo, Roma, LEA, 1964.
*[[Ispra]]. Reattore atomico. Nel quieto paesaggio del basso Lago Maggiore bolle una grande pentola circondata da uffici e laboratori che si stendono per grande raggio. Un palo bianco e rosso si alza nel cielo a vertiginosa altezza. L'[[Centro comune di ricerca|Euratom]] ha qui uno dei suoi centri di ricerche nucleari e una popolazione di tecnici che si è mescolata agli abitanti del Varesotto portandovi un ritmo di vita europea e un brivido di avventura scientifica.
 
==Citazioni su Piero Chiara==