Daniello Bartoli: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+ 1, fix vari
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Annullato Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 37:
*Il Bartoli rappresenta la mentalità tipica del letterato del Seicento: meravigliosa padronanza della forma, assoluta mancanza o deficienza di pensiero. Non si direbbe davvero che egli sia venuto al mondo una generazione dopo il Galileo e il Sarpi. ([[Eugenio Donadoni]])
*Il [[Giovan Battista Marino|Marino]] della prosa fu Daniello Bartoli, fabbro artificiosissimo e insuperabile di periodi e di frasi, di uno stile insieme prezioso e fiorito. È stato in ogni angolo quasi della terra; ha fatto migliaia di descrizioni e narrazioni: non si vede mai che la vieta di tante cose nuove gli abbia rinfrescate le impressioni. Retore e moralista astratto, pieno il capo di mitologia e di sacra scrittura, copiosissimo di parole e di frasi in tutto lo scibile, colorista brillante, credé di poter dir tutto, perché tutto sapeva ben dire. La natura e l'uomo non è per lui altro che stimolo e occasione a cavargli fuori tutta la sua erudizione e frasario. Altro scopo più serio non ha. Estraneo al movimento della coltura europea e a tutte le lotte del pensiero, stagnato in un classicismo e in un cattolicismo di seconda mano, venutogli dalla scuola, e non frugato dalla sua intelligenza, il suo cervello rimane ozioso non meno che il suo cuore; e la sua attenzione è tutta intorno alla parte tecnica e meccanica dell'espressione. Tratta la lingua italiana, come greco o latino, come lingua morta, già fissata, e da lui pienamente posseduta. ([[Francesco De Sanctis]])
*Bartoli, Daniello (Ferrara 1608 - Roma 1685), letterato italiano. Storiografo ufficiale della Compagnia di Gesù, cui appartenne fin dall'adolescenza, scrisse la monumentale ''Istoria della Compagnia di Gesù'' (1650-73), ricca di preziose notizie e attendibili testimonianze, nonché di pagine suggestive sui paesi evangelizzati dai missionari. Avverso alla Crusca, ne combatté il purismo pedante e tradizionalistico nel trattato ''Torto e dirilto del non si può'' (1655). Di alta religiosità, oltre che ammirevoli per lo stile, sono le sue opere morali ''L'uomo al punto'' (1657) e ''La ricreazione del savio'' (1659), Superati i pregiudizi antibarocchi della critica romantica, oggi B. appare uno dei maggiori prosatori d'arte del Seicento, animato com'è da un entusiasmo che riscatta e giustifca l'esuberanza dello stile; del resto egli stesso, nell'opera giovanile ''L'uomo di lettere difeso ed emendato'' (1645), aveva condannato l'uso a freddo dello e «stile concettoso» dei virtuosismi linguistici cari ai suoi contemporanei.
 
===[[Giacomo Leopardi]]===