Silvia Bencivelli
giornalista, conduttrice radiofonica e saggista italiana
Silvia Bencivelli (1977 – vivente), giornalista, divulgatrice scientifica, conduttrice radiofonica e conduttrice televisiva italiana.
Citazioni di Silvia Bencivelli
modifica- Tavolini che ballano, trombette che suonano, tende che si gonfiano. E scienziati, veri scienziati, che credono di parlare con la propria cara, defunta, mamma, riapparsa dall'aldilà. A fine Ottocento in questo quadretto non avreste visto niente di strano: la scienza prendeva molto sul serio lo spiritismo, cioè l'evocazione degli spiriti dei morti. E i medium, furbacchioni, ne approfittavano per darsi l'etichetta di misteriosi possessori di misteriosissime facoltà umane. Venghino scienziati venghino: e a suon di messinscene sui "poteri della mente" ci fu chi riuscì a far fessi persino premi Nobel e intellettuali tutti d'un pezzo.[1]
Intervista di Morgan Palmas, sulromanzo.it, 17 marzo 2017.
- Il giornalismo medico-scientifico è prima di tutto giornalismo, perciò ha il compito di selezionare, diffondere, controllare, dare un contesto corretto alle notizie. Lo fa con le notizie scientifiche, che sono particolari perché (spesso) nascono in seno alla comunità scientifica e secondo le sue regole e perché vanno lette con strumenti appropriati. È stato un giornalista scientifico a smascherare la bufala sul legame tra autismo e vaccini, per esempio. Attenzione però: tutti noi tendiamo a credere alle fiabe, e tutti noi siamo vittime del cosiddetto bias di conferma, per il quale tendiamo a cercare informazioni che confermino quello che già abbiamo in mente. La diffusione delle bufale vive di questo, e il giornalismo scientifico non può arginarla (vedi di nuovo la bufala dei vaccini e dell’autismo, che continua a diffondersi).
- Il giornalista medico deve essere curioso, giustamente scettico, deve conoscere un po' di statistica, un bel po' di meccanismi interni alla scienza (soprattutto con riferimento a quelli della pubblicazione scientifica e a quelli delle carriere), deve leggere, studiare, ed essere pronto a infilare il naso nel lavoro dei ricercatori. Deve essere disposto a mettere in dubbio le proprie credenze a ogni passo. Non dovrebbe: ignorare l'inglese, ignorare la cultura medico-scientifica, trascurare l’aggiornamento, essere sprezzante nei confronti del proprio pubblico, confondere il suo ruolo con quello della comunicazione ufficiale (quella delle istituzioni), anteporre i propri interessi a quelli del proprio pubblico e così via.
- [Sulla difficoltà a contrastare il fenomeno delle fake news in materia sanitaria]) Per fare una buona comunicazione ufficiale (intendo quella fatta dalle istituzioni, non dai giornalisti) ci vuole un lavoro strategico, ci vogliono i professionisti e tanta ricerca. Invece molto spesso si pensa che basti un sito internet pieno di informazioni col bollino di garanzia e un paio di uscite sui giornali. Ma dobbiamo anche considerare che le spiegazioni facili ai problemi difficili sono parte della nostra umanità: le abbiamo sempre preferite a quelle incasinate, difficili e soprattutto a quelle incapaci di darci un colpevole evidente ai nostri problemi. Non solo: oggi l’informazione è facilmente raggiungibile da ciascuno di noi senza filtri, che sia corretta o no. A maggior ragione, la comunicazione ufficiale deve imparare a lavorare su più fronti e a confrontarsi con una complessità in continua crescita.
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- ↑ Da Quando i premi Nobel credevano ai fantasmi, repubblica.it, 11 maggio 2018.