Serie A 1985-1986
84ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio (la 54ª a girone unico)
Citazioni sul campionato italiano di Serie A 1985-1986.
- [Su Roma – Lecce 2-3] Entrai nello spogliatoio all'intervallo e chiesi alla squadra cosa stesse succedendo. Uno dei giocatori più importanti mi guardò e mi disse: «Relax, mister. La vinciamo nel secondo tempo». Non capivo. Relax? Stavamo per perdere il campionato. [...] Quella notte Riccardo Viola, il figlio del presidente, venne a casa mia. Mi disse che c'erano stati sospetti su cinque nostri giocatori: avrebbero scommesso sulla vittoria del Lecce al 45'. Gli dissi che non era possibile. [...] L'idea che i miei giocatori avessero scommesso sulla partita mi risultava totalmente impensabile. [...] Il giorno dopo, Dino Viola venne a parlarmi. Era convinto che ci fossero state scommesse illegali sulla partita al punto che le quote sul Lecce vincente al 45' erano crollate poco prima del calcio d'inizio. Viola voleva le prove della colpevolezza di questi cinque giocatori, ebbi incontri per giorni con gli avvocati del club, ma io non sapevo nulla. Non emersero prove di tutto questo. (Sven-Göran Eriksson)
- [Nel 2021] Il mio vero rimpianto è Roma-Lecce 2-3 del 1986, quando sfumò lo scudetto alla penultima giornata. Cosa accadde quel giorno? Che eravamo già cotti dalla settimana prima a Pisa, avevamo vinto in rimonta ma non c'era più brillantezza, troppo stanchi di testa e di gambe dopo la grande rincorsa alla Juventus, durata mesi. Sto ancora cercando di dare una spiegazione di quello che è successo poi: inizi, vai in vantaggio, poi sbraghi, sei cotto, non riesci a reagire. Pure se loro erano andati sul 2-1 dovevamo almeno pareggiare, se non vincere, invece non avemmo la forza. (Giuseppe Giannini)
- Mi dicono che l'Olimpico, al novantesimo di Roma-Lecce, ricordava il Maracanà del Cinquanta, quando il Brasile vi aveva appena perduto un Mondiale già vinto [...]. Lo stesso sbigottimento, attonito e silente. Una incredula pietrificazione, dove prima erano entusiasmo e calda attesa del trionfo. La lunga, sbalorditiva rincorsa, le prime timide illusioni, l'aggancio infine concretato giusto al fin della licenza, la prospettiva del sorpasso [...]: i sogni della Roma si erano d'improvviso fatti coriandoli e il ponentino li disperdeva lontano. Così il calcio andava celebrando l'ennesima sublimazione dell'irrazionale. Tutto poteva capitare alla Roma, meno che inciampare su un Lecce rassegnato. (Adalberto Bortolotti)
- Odiosamata Juve, il nostro cappello sfiora la punta delle tue scarpine dorate. Ci inchiniamo ammirati del tuo carisma. È già avvenuto 22 volte, che è record assoluto: e il barenghese Gian Piero Boniperti ha subito rilevato che la sua Juventus da sola eguaglia la magna Milano. È un omaggio astutissimo a Torino. A suo modo, Gian Pier è transfuga; i suoi antenati esercitavano la Medicina a Milano. Ma la patria si sceglie, a dispetto degli avi. E Gian Pier è presidente-fattore della Juventus. La sua furberia, che è grande, è tutta nell'onestà dei servigi. [...] Niente spareggio, niente sorpasso. Vittoria della squadra che, valutata tecnicamente da poco, ha applicato in gara le tattiche più italiane possibili. Risultati grandiosi per schemi in fondo normali. Tutte le avversarie a boccheggiare lontano. (Gianni Brera)
- [Nel 1997, su Roma – Lecce 2-3] Non dimenticherò mai quella beffa. Considero ancora quella stagione il mio capolavoro. Forse neanche il Goteborg o il Benfica o la Samp, giocò bene come la Roma che rimontò undici punti alla Juve di Platini. Ma tutto si spense sul più bello, come nei sogni. E il sogno diventò un incubo. Per diversi giorni non mi riuscì a dormire. E, quando crollavo, mi svegliavo di soprassalto, gli occhi gonfi di lacrime. Una sofferenza che in qualche modo mi ha cambiato e che ha cambiato la storia della Roma. (Sven-Göran Eriksson)
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