Sergio Lanza

sacerdote e teologo italiano (1945-2012)

Sergio Lanza (1945 – 2012), presbitero e teologo italiano.

Citato in Multiculturalismo e identità

Di Carmelo Vigna e Stefano Zamagni, Vita e Pensiero, 2002


  • Anche per la pastorale si impone l'immagine della rete.
  • Credo che le domande non siano mai sbagliate; le risposte potrebbero esserlo. Ma credo anche che astenersi dal fare domande sia la risposta peggiore di tutte.
  • Il credente non può limitarsi alla ripetizione difensiva; è chiamato ad una evangelizzazione creativa.
  • L'identità cristiana è orizzonte di rinvenimento e e realizzazione dell'identità personale: Dio chiama per nome.
  • L'identità non è una gabbia di ferro né una polveriera.
  • L'identità si pone nello spazio della reciprocità relazionale.
  • La differenza è non solo alterità, ma relazione, è contemporaneamente rispecchiamento e differenza.
  • La domanda di salvezza non è prodotta dall'evangelizzazione, piuttosto la precede; ma è la forza del Vangelo – nella sua discrezione culturale e nella sua forza testimoniale – che la esplicita, la fa emergere e la tematizza.
  • La mobilità non diminuisce il rilievo delle realtà territoriali: il luogo, anche nella mobilità, resta una realtà.Le chiama, piuttosto, a nuove figurazioni ed attivazioni.
  • La mutazione epocale del contesto socioculturale esige dunque una conversione pastorale di fondo: il passaggio dal paradigma autoreferenziale e ripetitivo della cura d'anime (figura dei cerchi concentrici) e dell'appartenenza a quello missionario e creativo dell'evangelizzazione (figura della rete).
  • La rassicurazione tecnopratica è di labile conforto.
  • Il passaggio da una accezione umanistica ad una meramente sociologica della cultura ne segna il regresso a figura formale, senza istanza di valore e senza proiezioni contenutisticamente contrassegnate: la cultura è allora il nome che si dà a ciò che accade, comunque accada, senza riguardo all'uomo ed alla società.
  • Il programma della modernità si inceppa proprio in quella che è, sin dall'inizio, la sua idea portante: la capacità della ragione umana.
  • La libertà individuale può essere può essere difesa e garantita solo collettivamente.
  • La parola della fede non consegna una identità cristiana prefabbricata e standardizzata, ma i riferimenti che consentono di costruirla e i criteri che permettono di identificarla.
  • La proposta culturale, soprattutto nella sua declinazione comunicativa e sociopolitica, mostra di non essere ancora all'altezza della peculiarità ingarbugliata e complessa che caratterizza la nostra epoca.
  • La Rivelazione, come evento di ri-creazione, sana la ferita mortale del peccato e consente all'uomo di riprendere il dialogo interrotto in Eden.
  • La società di massa, dominata dalle fittizie libertà mercantili, cattura il soggetto e lo mette in catene.
  • La società multiculturale non vive di pensiero debole; deve essere al contrario giuridicamente e culturalmente forte.
  • Non si può ridurre la cultura a bricolage di dati fenomenici; al centro rimane l'uomo con la sua dignità e le sue esigenze.
  • Per la comprensione tra i popoli, le creazioni meticce di individui e gruppi di confine valgono più di tanti programmi scolastici e di tanti convegni sull'universalismo.
  • Separandosi dalla religione, la riflessione illuministica dichiara la propria impotenza a fornire criteri validi ed universali, a cogliere la totalità, ad esprimere il significato dell'uomo e del mondo.
  • Tendiamo a sentirci orgogliosi di ciò per cui, invece, dovremmo provare vergogna: vivere nell'epoca postideologica o postutopica, mostrare indifferenza per qualunque immagine coerente di società buona ed aver barattato la preoccupazione per il bene pubblico con la libertà di perseguire l'appagamento personale.

Citato in Etica e finanza

Di S. Signori, G. Rusconi, M. Dorigatti, Franco Angeli, 2005

  • A una crescente globalizzazione dell'economia e delle comunicazioni si accompagna e fa da contraltare il moltiplicarsi delle differenze e delle divisioni culturali.
  • I tempi in cui si verifica la modificazione dei paradigmi di riferimento sono sempre tempi di profonda incertezza.
  • Il primato del mercato sul primato della natura interrompe il finalismo immanente dell'attività umana, ciò per cui essa può dirsi compiutamente umana.
  • Il riemergere dell'istanza etica nel tempo presente porta tutti i segni della rimozione, dell'attesa e della inevitabile ambiguità che ne consegue.
  • L'etica non si difende solo con regole di efficacia, ma con regole di verità: solo queste hanno connotato morale, sono cioè degne dell'uomo.
  • Le dinamiche della modernità, nella loro dialettica, consumano il fatto religioso (cristiano in specie) da anima e matrice della civiltà a scelta e pratica privata.
  • Quando tutto ha valore solo perché è scelto, nulla è scelto perché ha valore.
  • Senza responsabilità nei confronti dell'altro, non c'è etica, non c'è condivisione, non c'è relazione intersoggetiva reale.
  • Una società che non fornisce agli esseri umani ragioni convincenti per interessarsi gli uni agli altri, non manterrà a lungo la propria consistenza.

Citato in La Chiesa che si incarna nel territorio

CISM (Religiosi in Italia), n. 1, gennaio-febbraio 2004

  • Il processo di trasformazione dei luoghi residenziali ha condotto a una progressiva perdita di significato dei territori come spazi vissuti socialmente: di fatto anonimi a sempre meno connotabili culturalmente.
  • Il radicamento territoriale appare perfettamente rispondente alle esigenze fondamentali della salvezza cristiana [...] È la cattolicità antropologica in cui ogni credente, per il fatto stesso di essere credente, deve essere accolto, senza discriminazioni né ulteriori sovradeterminazioni.
  • Il vincolo territoriale costituisce un valore, non una camicia di forza. Va tuttavia contrastata la tendenza individualistica contemporanea, che vede il singolo come monade, indipendente dalla comunità, e la comunità come insieme di monadi indipendenti.
  • In un mondo che cambia – il nostro – il riferimento territoriale delle nostre comunità deve essere radicalmente ripensato.
  • La mobilità non abolisce il rilievo delle realtà territoriali – il luogo, anche nella mobilità, resta una realtà –, bensì le chiama a nuove figurazioni e attivazioni.
  • Una fede che non si esprime nella storia è una fede inconstistente.

Citato in Sala della comunità e progetto culturale

Di Dario Viganò, Effatà Editrice, 2005

  • All'agorà non basta l'informazione, è necessario il discorso, il rapporto faccia a faccia, lo scambio reale.
  • Il cammino della ricerca prende inizio quando l'uomo smaschera il carattere effimero ed illusorio dei surrogati, sgombera il campo dalle figure mute degli idoli e si incammina verso la terra promessa.
  • Il progetto culturale non si identifica con la pastorale della cultura ma intesa settorialmente, ma persegue l'obbiettivo di dare spessore culturale a tutta l'azione pastorale.
  • L'incomunicabilità è tema moderno, perché diretta conseguenza, sul piano delle relazioni personali, di quell'assenza di riferimento comuni che rende equivoci i linguaggi.
  • La deriva dell'adattamento è riscontrabile sul piano dei valori, degli stili di vita, delle prassi pastorali medesime.
  • La ricerca della Verità esige il coraggio della libertà interiore.
  • La voglia di comunità esprime, non meno che l'anelito di libertà, un tratto insopprimibile dell'animo umano.
  • Lo spazio pubblico va sempre più svuotandosi di questioni pubbliche.
  • Nella società della dissezione sistematica la Chiesa (le chiese), assumono la forma di agenzie fornitrici di servizi.
  • Se invece che in un cammino esodale, il viandante contemporaneo si trova sfiancato in un nomadismo senza meta, cerca rifugio in atmosfere di comunità.
  • Nessuna azione ecclesiale è efficacemente pensabile, nel nostro tempo, al di fuori degli spazi della comunicazione.
  • Un'etica troppo astratta corre il rischio di isolare il singolo dalla società.

Altri progetti

modifica