Scacchi per corrispondenza

gioco degli scacchi tramite sistema postale o posta elettronica

Citazioni sugli scacchi per corrispondenza.

Cartolina sovietica usata negli scacchi per corrispondenza

Citazioni modifica

Storia degli scacchi in Italia modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Il gioco per corrispondenza probabilmente nacque nella Repubblica di San Marco e i primi telescacchisti furono dei mercanti veneziani e dalmati. La più antica notizia sul gioco per corrispondenza conosciuta proviene dall'orientalista inglese Thomas Hyde, che nel primo capitolo «Mandragorias seu historia Shahludii» del suo De ludis orientalibus scrisse:
    Et mihi relatum est, Mercatores Venetos e Croatos multum inter se distantes, per epistolas Scachis ludere, ita ut pro singulis singulorum Militum motionibus Literae scribendae sint, magnosque utrinque sumptus facessentes priusquam unus aliquis lusus finiatur[1].
  • Dopo l'unità d'Italia le prime partite per corrispondenza vennero giocate fra circoli. La «Nuova Rivista degli Scacchi» diede notevole impulso a questo tipo di gioco scrivendo nel numero di ottobre del 1875:
    Per aumentare l'interesse e il diletto che desta nei suoi cultori il giuoco degli scacchi, e per rendere maggiore e più strette le relazioni fra i vari dilettanti d'Italia, molti fra i quali si conoscono a mala pena di nome, crediamo che non vi sia miglior mezzo di questo delle partite giuocate per corrispondenza.
    Il gioco per corrispondenza svolse quindi un ruolo importante per orientare l'interesse verso un'organizzazione di tutti i circoli italiani.
  • Nel 1880 si ebbe la prima partita giocata in Italia per telefono, con un anticipo di ben 17 anni sulle prime partite giocate per telegrafo, che si svolsero tra le Società scacchistiche di Milano e Palermo solo nel 1897 (per la cronaca la «Milanese», guidata da Edoardo Crespi, vinse per 1½ a ½).

Note modifica

  1. Th. Hyde, De ludis orientalibus, Oxonii 1694, p. 62: «Mi è stato riferito che mercanti veneti e croati, fra loro distanti, giocano a scacchi epistolarmente, in modo che per ogni mossa dei singoli pezzi deve inviarsi un dispaccio, con ingenti spese prima che una partita giunga alla fine» (trad. di Adriano Chicco in «Telescacco lampo», a. XIII, n. 11, 1982, p. 176). [N.d.A.]

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