Savoia-Marchetti S.M.79
Trimotore ad ala bassa
Citazioni sull'aeroplano Savoia-Marchetti S.M.79.
- Ad un tratto, il rombo ritmico di un S 79, poi subito un altro e un altro ancora, ed ecco alla fine tutta la formazione; no, non tutta! Sono soltanto undici e ne erano partiti tredici. I velivoli vengono all'atterraggio uno alla volta, ma il ritmo degli atterraggi e dei giri è diverso da quello delle rituali esercitazioni di addestramento. Ora è più nervoso; qualche velivolo viene all'atterraggio in ritardo, qualche altro atterra in coda a quello che lo precede. Le norme di prudenza, ripetute mille volte alla scuola e dal comandante di addestramento, non vengono più rispettate. Corro incontro al primo velivolo; è quello di Graziani che mi fa segni dal posto di pilotaggio che non riesco a capire. Lo rincorro, mentre si dirige al proprio parcheggio; dal velivolo non ancora fermo Graziani scende precipitosamente e mi investe: «Fa' presto, arrivano dei velivoli con feriti a bordo; fa' venire le autoambulanze e i vigili del fuoco.» Mi precipito al comando con la camionetta del campo e subito l'autoambulanza e il carro dei vigili del fuoco si spostano verso il fondo pista.
- I due velivoli di Faggioni e di Spezzaferri si presentano all'orizzonte in sezione ala contro ala: l'S 79 era un velivolo trimotore con eccezionale sensibilità ai comandi: quando un pilota l'aveva preso bene alla mano riusciva a fare pattuglia inserendo la propria ala tra l'ala e la coda del capopattuglia. Questa formazione serrata faceva parte dell'addestramento degli aerosiluranti per la difesa della caccia nemica, come il volo a pelo d'acqua: in tal modo l'assalitore si trovava di fronte più mitragliatrici dorsali anziché una sola e correva il rischio di infilarsi in mare se non interrompeva tempestivamente la picchiata di attacco. La manovra era impressionante le prime volte ma quando si erano vinti i primi timori, si trovava una buona sincronizzazione dei tre motori e si aveva una grande fiducia nel capopattuglia, diventava un'esercitazione divertente. Era necessaria una costante vigilanza sul piede e sulla manetta per mantenere l'esatta distanza dal capopattuglia (il pericolo era di avvicinarsi troppo e mangiargli o farsi mangiare l'estremità alare con l'elica laterale).
- I velivoli S 79 venivano costruiti e revisionati da molte officine e tra queste noi piloti avevamo fatto una scala dei valori e sapevamo ad esempio che la Aero-Caproni di Trento, di cui era direttore tecnico e pilota collaudatore l'ingegnere Bepi Todesca (che morirà nel 1944 in un volo di collaudo), faceva una revisione eccellente, mentre altre officine davano un minore affidamento.
- L'abbattimento di Buscaglia lascia un vuoto incolmabile. Lui che ha trasfuso in noi la baldanza e la sicurezza, è caduto. Che cosa può essere di noi? È proprio la paura fisica e psichica che ci invade lo stomaco e l'animo e ci riempie di dolore e di sgomento. Chi riesce più a rimontare sull'S 79 per andare in azione?
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