Sandokan (miniserie televisiva)
Sandokan
Lingua originale | italiano e francese |
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Paese | Italia |
Anno |
1976 |
Genere | avventura, drammatico |
Stagioni | 1 |
Episodi | 6 |
Ideatore | Sergio Sollima |
Produttore | Elio Scardamaglia |
Regia | Sergio Sollima |
Soggetto | Emilio Salgari |
Sceneggiatura | Sergio Sollima, Manlio Scarpelli, Alberto Silvestri |
Rete televisiva | Rai 1, TF1 |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Sandokan, miniserie televisiva prodotta nel 1976.
La Compagnia delle Indie, fondata sul finire del millecinquecento, rappresentò per oltre duecentocinquant'anni lo strumento di penetrazione economica e commerciale della Gran Bretagna nei territori dell'est asiatico, come l'India e la Malesia. Verso la metà dell'ottocento, durante il lungo regno della Regina Vittoria, la Compagnia costituiva ormai la struttura portante dell'amministrazione inglese d'oltremare e si preparava a cedere le sue prerogative alla Corona, aprendo così la strada alla costituzione dell'Impero Britannico. Le vicende della trasformazione di un dominio commerciale in una vera e propria sovranità territoriale, videro all'opera, soprattutto nei mari della Malesia, uomini spregiudicati pronti a usare tutti i mezzi per assicurare all'Inghilterra lo sfruttamento delle risorse naturali di quei Paesi che, tra l'altro, erano politicamente divisi in una miriade di Sultanati e Principati, spesso nemici tra loro. Tra questi uomini al servizio della Corona, il più famoso fu certamente Ser James Brooke il Rajah bianco di Sarawak, che veniva chiamato "Lo sterminatore di pirati". Già allora però vi furono altri uomini entrati nella leggenda come eroi popolari che si opposero alla colonizzazione dei bianchi. Tra questi uomini si colloca il personaggio inventato sullo sfondo di una situazione storica reale dallo scrittore Emilio Salgari: Sandokan, un pirata di nobili origini soprannominato "La tigre della Malesia".
Prima stagione
modificaEpisodio 1
modifica- I Pirati non ci potranno mai togliere più di quello che pretende la Compagnia delle Indie. (Reggente)
- Imparerà presto che da noi, in Oriente, distanza e tempo hanno una misura diversa. (Brooke)
- Una parte dei miei sudditi: Dayaki, i tagliatori di teste. Vivono in tribù dedite alla pirateria. Molti li ho impiccati, altri ne ho arruolati. Orribile, vero? Ma è il solo modo per evitare cose anche più orribili e più pericolose per noi. (Brooke)
- Inglese! Il tuo sole sta per calare in mare. Presto la Tigre ti spaccherà il cuore! (Koa)
- Sì, è vero. Sono soltanto dei selvaggi. Ma sarebbe un grave errore sottovalutarli, colonnello Fitzgerald. Perché anche tra questi selvaggi ci sono degli uomini capaci d'interpretare i sentimenti, i bisogni degli altri uomini. E quando questo accade, gli stracci diventano divise. Pugnali diventano cannoni. (Brooke)
- Guarda che il tè è una cosa molto importante, Sambigliong. Gli inglesi hanno conquistato il mondo con il tè. Il tè, amico mio, non è un'abitudine, è una filosofia. E come tale ti è profondamente estranea. (Yanez)
- Questo tè inglese prova che un popolo quando è davvero forte, riesce ad imporre le sue peggiori abitudini a tutti gli altri, anche ai suoi nemici. (Yanez)
- Convenienza economica e paura sono la base di molte amicizie. (Brooke)
- Io vi ho liberato da Brooke, dalla paura dovete liberarvi da soli. (Sandokan)
Episodio 2
modifica- Come le iene, fuggono davanti alle tigri vive e si affollano sui cadaveri. (Brooke)
- Coleridge aveva ragione: in ogni conquistatore c'è un poeta. (Fitzgerald)
- Sandokan e io siamo stati l'uno contro l'altro per così tanto tempo che ora che lui è morto. È come se una parte di me fosse morta. (Brooke)
- È la prima volta che vedo così da vicino un uomo della tua gente. Sembriamo così pallidi noi inglesi al confronto. Come se in voi la vita avesse più forza. E sento che questa forza è ancora viva dentro di te. Non morire, non puoi, non devi! (Marianna)
- Noi Inglesi abbiamo il vizio di scommettere su tutto. (James Guillonk)
- Il mio sogno. L'immagine che seguivo nel delirio. Forse è rimasto solo un sogno il mio. Lei è la Perla di Labuan ma è anche la nipote di un nemico. (Sandokan)
- Le parole e i silenzi qua in Oriente prendono dei significati diversi che da noi. È un altro mondo. E io mi sento sul punto di passare la soglia. (Marianna)
- C'è una poesia malese che dice: "Se dentro te dalla morte nasce la vita, lasciala vivere. Se dentro di te dalla vita nasce la morte, non aver paura: anche la morte è vita. Anche la vita è morte." (Mallory)
- Marianna: È possibile capire Dio?
L'Uomo Santo: Certamente è possibile cercare di capirlo.
Marianna: Tu in quale Dio credi?
L'Uomo Santo: Nel vero Dio, la Trimurti. È a lui che è dedicato questo tempio. E gli altri nomi: Brahmā, la forza della creazione e che sempre continua a creare; Visnù, la forza che continuamente conserva ciò che è stato creato; Śiva la forza che continuamente distrugge. Eppure sono un'unica forza. Ognuno diverso e ognuno uguale all'altro. - La Perla di Labuan è troppo bella. Il suo sguardo ha acceso nel mio cuore, un incendio. Non partirò finché non mi avrà bruciato. (Sandokan)
- Marianna: Mennoa, che cosa fanno quelle donne laggiù?
Mennoa: Leggono il futuro nella sabbia.
Marianna: Ah, sì? Ditemi il mio futuro.
Mennoa: No, Lady Marianna. Non interrogare le Indovine. Se poi ti dicono qualcosa di brutto. Qualcosa che vuoi che non avvenga.
Marianna: Vi prego, che cosa dice la sabbia?
Indovina: Dice: "Perché domandare al mare se domani sarà calmo. Il mare non lo sa, chiedilo alla nuvola che passa veloce sopra la palma o al gabbiano che vola alto nel cielo. Forse ti risponderanno. E spera." - Gioventù e felicità sono così brevi. (Dott. Kirby)
- James Guillonk: I miei ospiti sono qui per divertirsi.
Tremal-Naik: La morte non deve divertire. Neppure se la morte è quella di un animale.
James Guillonk: Che cosa ti metti a fare, il filosofo? Io ti ho pagato Tremal-Naik. Ricordalo!
Tremal-Naik: Per uccidere la tigre è vero, ma sono soltanto io che decido dove e come. - Quello che conta non è l'arma, è l'uomo. (Tremal-Naik)
- Esibizione, orgoglio, coraggio. Che importa qual è la molla, lo fanno ed è un bel gesto. (Fitzgerald)