Sabrina Paravicini

attrice, regista, sceneggiatrice e scrittrice italiana

Sabrina Paravicini (1970 – vivente), attrice, regista, scrittrice e sceneggiatrice italiana.

Sabrina Paravicini nel 2007

«Quando ti dicono che hai il cancro»

Intervista di Stefania Saltalamacchia, vanityfair.it, 6 ottobre 2020.

  • [Ha deciso di renderla pubblica, la malattia, nel maggio 2019.] Quando ho ricevuto la diagnosi io e mio figlio Nino, che oggi ha 14 anni, stavamo presentando in giro per l'Italia il nostro documentario Be Kind - Un viaggio gentile all'interno della diversità, che racconta la nostra storia, la nostra vita da quando a lui è stata diagnosticata la sindrome di Asperger, e non volevo che niente spostasse l'attenzione da quel lavoro. Nino in quei giorni era triste, ma nemmeno lui diceva nulla. Provavamo, in privato, a scherzarci su. Io arrivavo alle presentazioni con la parrucca e lui mi diceva "adesso quando entriamo in sala, te la tolgo".
  • [A suo figlio l'ha detto subito?] All'inizio ho pianto di nascosto in bagno, ma solo per tre giorni. Dopo ho pensato a lui e al fatto che in quei tre giorni avesse avuto lo sguardo più triste mai visto. Gli ho detto che avevo un pallina nel seno, poi la nostra neuropsichiatra mi ha spiegato che dovevo dirgli la verità. Quando ho detto "cancro", lui ha risposto "è una malattia incurabile". A quel punto gli ho spiegato che no, che oggi è una malattia curabilissima, che avrei dovuto affrontare una cura. Una cura pesante, ma sempre una cura. Nino era molto triste quando ho perso i capelli, ma anche lì abbiamo trasformato la cosa in un gioco, mi chiamava pelatina.
  • [Nel libro [Fino a qui tutto bene] tiene il conto di tutte le cure che ha affrontato: il numero delle sedute di chemio, quelle di radioterapia, gli interventi, gli esami, e le visite di controllo, i ricoveri e le notti in ospedale.] È la verità, ricordo esattamente ogni buco nel braccio, è come se quella lista fosse scritta nell'anima. Non avrei mai pensato di resistere e di avere il coraggio di affrontare un simile percorso. Eppure l'ho fatto. Ero già una persona resiliente in quanto arrivavo da 10 anni impegnativi, in cui avevo seguito in tutto e per tutto le terapie di mio figlio. Quando è arrivata la mia diagnosi ero esausta, poi ho capito: avevo già combattuto la battaglia di Nino, ora toccava a me.
  • [Qual è stato il momento più difficile?] La cura è una delle cose più faticose e più offensive per il corpo. Devi continuare a presentarti al mondo, quando nel giro di un mese il tuo aspetto è cambiato del tutto. Quando fai la chemio, non provi dolore fisico ma una stanchezza devastante. Il dolore l'ho provato con l'intervento. Il momento peggiore è quando sono tornata a casa e non avevo più un seno. Ho provato una rabbia pazzesca, perché sai che è successo e che non puoi più tornare indietro.
  • [I capelli sono ricresciuti, ricci.] Sì, prima li avevo liscissimi, ma resisto a non toccarli in alcun modo, non li taglio. Quando è arrivata la diagnosi avevo i capelli lunghissimi e mi sentivo bellissima. Voglio tornare a quel giorno lì, ci vorrà qualche anno. 

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