Rosa Oliva

giurista, attivista e scrittrice italiana

Rosanna Oliva de Conciliis, nota più semplicemente come Rosa Oliva, (1934 – vivente), giurista, attivista e scrittrice italiana.

Rosa Oliva nel 2020

Intervista di Antonella Appiano, Il Sole 24 ore, 10 maggio 2010; ripubblicato in conbagaglioleggero.com.

  • [Come incominciò l'avventura?] Avevo studiato all'Università La Sapienza di Roma con il costituzionalista Costantino Mortati e mi ero laureata nel 1958 in Scienze Politiche con una tesi in dinamica degli ordinamenti giuridici.
  • [Quale professione aveva in mente di fare?] Non avevo dubbi. Funzionario dello stato. In particolare, mi attirava la carriera di Prefetto. Così fra i bandi di concorso del Ministero dell'Interno scelsi proprio quello di Consigliere di Prima Classe, il primo gradino per l'iter, e feci domanda. Anche se sapevo già che, fra i requisiti richiesti, ce n'era uno che proprio mi mancava. Essere uomo.
  • [Quindi?] Mi convocarono al Commissariato di Vigna Clara, dove un maresciallo mi disse imbarazzato: «Dottoressa la sua domanda è stata respinta. Le donne non possono diventare Prefetto». Chiesi una dichiarazione scritta e andai subito da Costantino Mortati. Lesse il foglietto e mi chiese: «Ma lei viene da me come professore o come avvocato?» Così iniziò la battaglia. 
  • [Una femminista ante litteram?] Non so. Forse. Certo non potevo ignorare la disparità fra ciò che avevo studiato e una realtà che, di fatto, negava i miei diritti. Come? La Costituzione sanciva, con l'articolo 3, il principio di uguaglianza davanti alla legge. Con l'articolo 51, l'uguaglianza nell'accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive. Qualcosa non andava. Con il patrocinio di Mortati feci ricorso al Consiglio di Stato e alla Corte Costituzionale, sollevando la questione di "illegittimità costituzionale della legge del 1919". Una legge nata prima della Costituzione e mantenuta "per distrazione". Escludeva le donne dalle carriere che implicavano diritti e potestà politiche (in effetti, nel 1919 le donne non votavano ancora), dalla magistratura e dalla carriera militare. Vinsi e l'impatto fu forte. Curiosità, servizi sui giornali, fotografi...
  • [Diventò prefetto alla fine?] No, ma solo perché nel frattempo avevo vinto un concorso all'Intendenza di Finanza a Roma e mi ero appassionata al lavoro. Ma avevo ottenuto giustizia. A volte penso che cosa sarebbe successo se non fossi andata dall'avvocato Mortati.
  • [Dal 1960 ad oggi. Come vede la condizione della donna italiana?] Abbiamo fatto molta strada. Pensiamo, per esempio, alle conquiste in tema di emancipazione dopo le battaglie femministe degli anni '70. Però ora le ragazze danno per scontate molte cose, dimenticando la fatica per ottenere conquiste, diritti. È facile tornare indietro se non si tiene alta la guardia. Poche, ancora pochissime le donne nei posti di comando. [...] Non è parità . Piuttosto "la solitudine dei numeri uno". Ci sono ancora obiettivi da raggiungere. Ostacoli da rimuovere. Ho fondato un'associazione no profit, "Aspettare stanca", rivolta proprio alla promozione delle donne in politica e nei luoghi decisionali. Non dobbiamo adagiarci ma continuare a lottare per "l'uguaglianza fra diseguali" come mi piace affermare. Perché non credo sia necessario rifiutare la differenza fra i sessi. È pericoloso è sbagliato. Usiamo le nostre qualità, le nostre doti senza imitare i maschi.

Citazioni su Rosa Oliva

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  • Un'apripista. Una donna che non si è arresa e ha lottato per ottenere ciò che le spettava. E lottò per tutte le italiane, le madri delle venti-trentenni di oggi. Fu proprio grazie a lei che il 13 maggio 1960 la Corte Costituzionale abolì le discriminazioni di genere nelle carriere pubbliche con la sentenza n.33. Solo da allora le laureate italiane cominciarono a entrare in prefettura e diplomazia. Dal 1963, in magistratura. E dal 1999, intraprendere la carriera militare. Caschetto ramato e occhi vivaci, origini napoletane ma romana di adozione, Rosa Oliva accompagna le parole con sorrisi dolci. E un po' divertiti. Come se fosse sorpresa di trovarsi al centro di tanta attenzione. Eppure è un personaggio importante nella storia dei diritti femminili. (Antonella Appiano)

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