Roberto Recchioni

fumettista e scrittore italiano (1974-)

Roberto Recchioni (1974 – vivente), fumettista e scrittore italiano.

Roberto Recchioni a Lucca Comics & Games 2014

Citazioni di Roberto Recchioni

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  • Ho seguito Rat-Man da quel suo primo numero autoprodotto a oggi, e quel "di più" non ha fatto altro che continuare a crescere. Nel tempo, è diventato più "complicato". Fa sempre ridere, e tanto, ma i suoi livelli di lettura si sono moltiplicati, offrendo riflessioni estremamente profonde e articolate sulla vita, il senso del narrare, la religione, l'amore e quanto altro. [1]
  • In sostanza, il fantastico è il reale senza le parti noiose e con effetti speciali migliori. [2]
  • [Parlando di Ronin] La via del samurai è la morte. La via del ronin è il disonore. La via di Frank Miller è il segno e la parola. Unite insieme in un solo colpo di spada.[3]
  • Quanto a quello che [Rat-Man] rappresenta, è facile: il perfetto connubio tra una visione popolare del fumetto e una autoriale. È uno dei migliori fumetti al mondo. [1]

screenweek.it, 4 gennaio 2025.

  • [Su Nosferatu il vampiro] Perché il capolavoro del regista tedesco è così speciale? Le ragioni sono molteplici, a cominciare dal fatto che è la prima pellicola a portare sullo schermo il Dracula di Bram Stoker, anche se in una versione con i nomi alterati per evitare rogne legali (spoiler: il trucco non funzionò, visto che la vedova di Stoker fece comunque causa a Murnau e alla società produttrice del film, vincendola, e un tribunale sentenziò che tutte le copie della pellicola sarebbero dovute essere distrutte. Fortunatamente ormai il film era diventato troppo popolare e c'erano troppe copie sparse nel mondo perché si potesse fare davvero). Assieme a Sherlock Holmes, Dracula è uno dei personaggi più popolari e più rappresentati del cinema e della televisione, e tutto nasce dal Nosferatu di Murnau, che riuscì a trovare un modo per adattare il romanzo inadattabile (perché scritto in una forma epistolare ben poco compatibile con il linguaggio visivo) di Stoker e pure a inventarsi alcune caratteristiche (poi diventate praticamente canoniche) che ne migliorarono la formula e che furono riprese da chiunque. Per esempio, nel romanzo originale il vampiro non muore se esposto alla luce solare ma viene solamente indebolito da essa; nella versione di Murnau, invece, il sole lo tramuta in cenere e questa idea sarà poi ripresa pedissequamente (assieme a molte altre) da Tod Browning nel primo adattamento ufficiale di Dracula, prodotto dalla Universal Pictures nel 1931 e, successivamente, dalla quasi totalità di opere dedicate ai succhiasangue. Ma non è solo questo. A livello di scrittura, Murnau mette in atto un processo di essenzializzazione del plot (semplificandolo, certo, ma anche mettendolo più a fuoco) e dei personaggi (eliminando quelli inutili e ridondanti) e, soprattutto, trasforma il ruolo di Mina (Ellen, nella sua versione) da quello di semplice donna da salvare a vera eroina di tutta la vicenda, centrale nello sviluppo della storia e salvifica nel finale. E poi, c'è il lato visivo. Oggi è difficile capirlo, ma prima del Nosferatu di Murnau, certe cose non si erano mai viste, sia in termini di effetti visivi (gli effetti speciali dell'epoca), sia in termini di invenzioni all'interno della grammatica cinematografica (da un certo tipo di montaggio alla scelta delle inquadrature fino, ovviamente, alla fotografia fortemente contrastata e tipica dell'espressionismo tedesco). Ultimo, ma non ultimo, l'aspetto che Murnau decide di dare al suo Conte Orlok (questo il nome scelto al posto di Dracula, sempre per la storia dei diritti), che da una parte è fedele allo spirito del romanzo di Stoker (Dracula è, prima di tutto, una creatura mostruosa) ma dall'altra parte la reinventa da zero, creando una figura iconica autonoma.
  • [Su Dracula il vampiro] La Hammer aveva le idee molto chiare sull'approccio da seguire: colori saturi (specie il rosso del sangue) da contrapporre al bianco e nero dei film Universal, più violenza mostrata e, soprattutto, più sesso, rappresentato a schermo sia dalle bellezze discinte (per l'epoca) delle attrici prescelte, sia dalla volontà di rendere maggiormente esplicito quel sottotesto sessuale che nell'opera di Stoker era implicito (ma ben presente). Per il resto, il Dracula della Hammer seguiva solo blandamente la storia originale, guardava poco (o per niente) al Nosferatu di Murnau e rubava da Browning solamente l'aspetto estetico del Conte, rendendolo però molto più fisico, più sessualmente carnale e predatorio. Anche in questo caso, il successo commerciale fu enorme e la Hammer, al pari della Universal, creò un suo universo narrativo di mostri e, sempre al pari della Universal, lo sfruttò troppo, facendolo sfociare nel film di exploitation di serie B (a essere generosi).
  • [Su Nosferatu, il principe della notte] Prima di affrontare l'impresa, Herzog studia con attenzione il materiale originale, capendone la portata eversiva per il cinema del suo tempo, e decide di restargli fedele non tanto nella forma quanto nello spirito. Se Murnau era stato un innovatore assoluto sul piano visivo, altrettanto lo sarà Herzog, che deciderà di rifuggire da qualsiasi tentazione citazionista formale per rimanere fedele al suo cinema naturalistico (spesso documentaristico), alla sua “verità estatica”, alla sua contemplazione di una natura selvaggia, ai suoi personaggi perduti e fuori dal mondo. Ma sul piano visivo Herzog segna una discontinuità evidente con il film di Murnau, mentre sul piano narrativo opera un processo di rottura meno evidente, rimanendo estremamente fedele alla struttura dello script originale, cambiandone però in maniera sottile gli equilibri. La storia del Nosferatu di Herzog è quella di un amore sbagliato, mostruoso, tossico, ambiguo, un rapporto di dominio e sottomissione mai chiaro e costantemente messo in discussione, drammaticamente condannato a una fine tragica, dove Lucy (questa volta tocca a lei in questo infinito rimescolamento di nomi e personaggi) e Orlok (qui interpretato da uno straordinario Klaus Kinski, amico-nemico di Herzog e suo attore feticcio) sono protagonisti centrali e alla pari. In questo Nosferatu convivono lo spirito di Murnau e i demoni di Herzog, tanto il vampiro mostruoso quanto quello dolente, tanto la donna-preda quanto la donna padrona del suo destino, tanto l'amore quanto la morte. Il film viene salutato dalla critica per quello che è (un gioiello) e entra nella storia del cinema, accanto al suo progenitore.
  • [Su Dracula di Bram Stoker] [...] Coppola è un grande amante e conoscitore del cinema e, nella sua versione di Dracula, proprio non può esimersi dal citare e reinterpretare i capolavori del passato. Così, in questo adattamento, trovano posto le invenzioni visive di Murnau, le atmosfere gotiche di Browning, i colori saturi, il sangue, il sesso e la carnalità di Fisher, l'umanità dolente e l'amore di Herzog, in un adattamento che è sia opera nuova che compendio di tutte le opere precedenti.
  • [Su Nosferatu] Sul piano visivo e formale, poco da dire, il film è sontuoso, ricercatissimo e perfetto. Cita l’aspetto visionario di Murnau nei tanti momenti in cui l’orrore entra in scena e blandisce Herzog negli attimi più naturalistici. Ma, appunto, “cita”. Di suo, di personale, apporta poco. Se Herzog aveva capito che uno degli elementi chiave della pellicola originale di Murnau era il suo portato di innovazione e freschezza rispetto al cinema del suo tempo, Eggers questo non sembra coglierlo e si limita a creare una sua versione, patinata, digitale e hollywoodiana, dell’espressionismo tedesco. Riuscitissima e realizzata con grandissima attenzione e gusto, sia chiaro, ma priva di una scintilla vitale propria.
  • [Su Nosferatu] [...] la grande idea che sta alla base di questo nuovo Nosferatu è che è la donna a essere la ragione del male, che è Ellen a essere l’afflizione di Orlok e non il contrario. Figo, eh? Un bel ribaltamento! Se non fosse che in The Witch le donne erano creature lunari, in contatto con il diavolo e suo veicolo per manifestarsi, streghe perditrici di uomini; in The Lighthouse l’unico personaggio femminile era una sirena, tentatrice di uomini che li porta alla pazzia con lo scopo di divorarli; e in The Northman, i personaggi femminili erano o streghe o madri degeneri che, indovinate? Tentano e divorano i loro uomini [...]. E in questo Nosferatu, Ellen è la ragione per cui Orlok si risveglia, la sua concubina bambina, il motivo per cui il vampiro arriva in Germania ossessionato da lei, la causa della strage di tante persone innocenti. E, indovinate qual è l’arma a cui Ellen si affida per liberarsi del vampiro? Il sesso, ovviamente. Che è la stessa arma che le fanno usare anche Murnau e Herzog, ma nel 1922 e nel 1979, diamine, non oggi, nel nostro presente, con la nostra sensibilità del tempo.
  • [Su Nosferatu] Tiepido ero e tiepido sono rimasto. È un film con tante cose buone (mi sono scordato di citare, tra gli altri elementi positivi, gli splendidi costumi e ambienti e il bellissimo montaggio) ma che sul piano visivo non aggiunge davvero nulla e che su quello tematico porta sì alcuni elementi di novità, ma sono altamente discutibili.

Fumetti

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  1. a b Citato in Rat-Man n.100: l'omaggio degli autori, Fumettologica.it, 16 gennaio 2014.
  2. Citato in La locanda di Mastro Angelo: intervista a Roberto Recchioni, Heroic Fantasy Italia, gennaio 2018.
  3. Dalla postfazione di Frank Miller e Lynn Varley, Ronin nn. 1-6, DC Comics, (1983,1984); edizione italiana su Absolute DC – Ronin. Edizione Assoluta, traduzione di Leonardo Rizzi, Lion Comics, settembre 2014.

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