Richard Wright (scrittore)

scrittore statunitense

Richard Wright (1908 – 1960), scrittore statunitense.

Richard Wright in 1939

Citazioni di Richard Wright

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Ragazzo negro

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La casa incendiata
Una mattina d'inverno di quei lontani giorni della mia fanciullezza, bambino di quattr'anni mi trovavo in piedi dinanzi a un camino, a scaldarmi le mani sopra un mucchietto di carboni acesi, ascoltando il vento che fischiava attorno alla casa. Per tutta la mattina la mamma non aveva fatto che sgridarmi, dicendomi di star buono, ammonendomi che non dovevo far rumore. E mi sentivo infuriato, stizzito e impaziente. Nella stanza accanto la nonna era a letto malata e un dottore la curava giorno e notte, e sapevo che m'avrebbero punito se non obbedivo. Irrequieto, traversai la stanza, andai alla finestra, sollevai le lunghe e vaporose tendine bianche – che mi era vietato toccare – e guardai avidamente fuori, nella strada deserta. Sognavo di poter correre, e giocare e gridare, ma la vivida immagine della vecchia arcigna faccia di mia nonna, bianca, grinzosa, incorniciata da un alone di neri capelli spioventi, posata su un immenso guanciale di piume, mi atterriva.

Citazioni

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  • Stringendo quelle mani facevo qualcosa che avrei poi fatto innumerevoli volte negli anni a venire: agivo in conformità di ciò che gli altri s'aspettavano da me, anche se, per la natura stessa e la forma della mia vita, non ne condividevo, né potevo condividerne lo spirito. (p. 48)
  • I negri puzzano quando sudano, ma i bianchi puzzano sempre – . Il nemico è un animale da uccidere a vista. (p. 114)
  • [...] il significato dell'esistenza si acquista soltanto quando si lotta per strappare un significato al dolore senza senso. (p. 141)

Con occhi sempre attenti, e con cicatrici visibili ed invisibili, mi diressi al Nord, pieno d'una oscura nozione che la vita poteva essere vissuta con dignità, che l'altrui personalità non deve essere violata, che gli uomini debbono essere in grado di guardare in faccia gli altri uomini senza timore o vergogna, e che se gli uomini son fortunati nella loro vita sulla terra possono trovare qualche riscattante significato per aver lottato e sofferto quaggiù, sotto le stelle.

Spagna pagana

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La vita dopo la morte
Nel torrido agosto del 1954 mi trovavo sotto l'azzurro cielo del Midi, a poche ore dalla frontiera spagnola. Alla mia destra si stendeva la verde campagna pianeggiante della Francia meridionale; a sinistra, oltre una striscia di sabbia, si gonfiava, scintillante, il Mediterraneo. Ero solo, senza impegni. Seduto in macchina, tenevo tra le mani il volante. Volevo andare in Spagna, ma qualcosa mi tratteneva. L'unico ostacolo, tra me e una Spagna che mi attraeva e respingeva in egual misura, era uno stato d'animo...

Citazioni

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  • Il protestantesimo è sempre stato estraneo alla mentalità spagnola. (p. 218)
  • In nessun'altra nazione ho notato la profonda diversità fisica tra uomini e donne che c'è in Spagna. (p. 239)
  • In nessuna parte del mondo i bambini sono coccolati e viziati come in Spagna. (p. 237)
  • [In Spagna]...v'è una visione della vita ingenuamente pagana contraria a ogni senso pratico; l'amore del rituale e della cerimonia, il gusto del colore, del movimento, del suono e dell'armonia, l'esaltazione dell'emozione pura come vero fine degli sforzi umani, il culto della tradizione che li estranea dal mondo proprio degli occidentali in genere, un continuo cianciare di grandezza, di onore, gloria ed eroismo, l'infantile persistenza a considerare i propri istinti unica norma e legge di vita, un'educazione che li porta ad imperniare la loro vita su un senso di superiorità verso i "moralmente" meno puri o "spiritualmente" inferiori, il tutto sanzionato e giustificato dai sistemi e dai canoni del cattolicesimo spagnolo. (p. 236)
  • In Spagna il canto è un linguaggio particolare con particolari privilegi. (p. 282)
  • La corrida non è uno sport; è un culto, una tarda sopravvivenza della religione di Mitra – l'adorazione del toro e del sole – l'antico rituale pagano che per un puro caso della storia romana non è diventato la nostra religione ufficiale contemporanea. (p. 158)
  • Le donne spagnole hanno l'abitudine di guardare gli uomini con lunghi sguardi intensi e sfrontati. Pretendono d'essere pubblicamente ammirate... (p. 238)
  • Le donne spagnole sono senza dubbio le più belle donne del mondo. La donna spagnola è tutta donna, veramente donna e basta. (p. 302)
  • L'essenza della corrida non è nel muoversi ma nel rimanere immobili. (p. 182)
  • Ogni religione è repressiva. (p. 197)
  • ...tutti i bambini spagnoli sono guapos, cioè belli. Tutti li pizzicano, li carezzano, li sollecitano, li assecondano, li ammirano, li servono, li baciano, li vezzeggiano, li adorano, li sballottano, li cullano, li strizzano e li convincono, insomma, d'essere il centro legittimo dell'universo. I bambini spagnoli imparano prestissimo ad agghindarsi, a pavoneggiarsi, a credere di meritare attenzioni, carezze e ammirazioni, fanno e ricevono smorfie e moine a tutte le ore del giorno, sia maschi che femmine, e assimilano talmente l'abitudine a queste smancerie morbose che quando crescono e si creano una loro famiglia la trasmettono ai loro figli come eredità sociale. (p. 237)

Incipit di alcune opere

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Cinque uomini

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Al mattino, quando mi alzai la temperatura era scesa sotto zero. La casa era fredda come lo erano state le strade del Sud d'inverno. Mi vestii raddoppiando il numero solito di indumenti.[2]

Ma nel settimo giorno...

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Una sfavillante cascata di luce dorata si riversava dai lampadari di cristallo mondando il volto di oltre cinquecento persone, tra uomini e donne, assise alle tavole sfarzosamente apparecchiate nel salone per banchieri di uno tra i più grandi e lussuosi alberghi di New York.[2]

  1. Citato in Corriere della sera, 12 marzo 1993.
  2. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Richard Wright, Ragazzo negro (Black Boy, 1945), traduzione di Bruno Fonzi, Giulio Einaudi Editore, Torino 1969.
  • Richard Wright, Spagna pagana (Pagan Spain, 1957), traduzione di Giuliana De Carlo, Arnoldo Mondadori editore, 1966 (Record)

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