Real Albergo dei Poveri

edificio a Napoli

Citazioni sul Real Albergo dei Poveri o Palazzo Fuga di Napoli.

Il Real Albergo dei Poveri in una foto d'epoca

Citazioni

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  • Il gigantesco edificio traboccante di sventurati, all'ombra del quale ce ne stavamo, io lo considero un errore del buon re Carlo di Borbone. Era preferibile, invece, ridurne alquanto le dimensioni e collocarvi gli abbienti; così nell'intera Napoli si sarebbe adagiato e sgranchito il solo popolino: una tettoia che la ricoprisse tutta, una adeguata insegna, e il vero Albergo dei poveri, Maestà, sarebbe stato quello. (Giuseppe Marotta)
  • La Cattedrale nel deserto possiede il tetto più grande d'Europa – centotremila metri quadri –, e nemmeno fu completato: esistono tre cortili monumentali ma nei piani degli architetti di Carlo III dovevano essere cinque. Gli uccelli lo usano come pista di decollo in ogni stagione e come piazza d'armi fra una migrazione e l'altra. È vuoto, un gigantesco corpo privo d'anima. Doveva sorgere nel Borgo Loreto, ma il terreno era instabile e acquitrinoso, così Ferdinando Fuga decise per l'attuale collocazione. (Antonella Cilento)
  • Ed è pur lì, nella sala del Consiglio, su d'una predella addossata alla parete, la poltrona di seta rossa ove Carlo sedette nelle prime riunioni de' governatori. L'antica seggiola dorata è rimasta, dal 1751, in quel posto, e quando il governo si raccoglie e l'usciere accuratamente la spazzola riguardando distrattamente al bel ritratto di Carlo III, che pende dalla parete ed è opera di pittore settecentista non ancora saputo, par che a momenti debba scendere in quella sala l'ombra del Principe illustre. E nel cuore e nella mente di ognuno de' componenti il pietoso consesso s'imprime la severa e serena figura di tanto predecessore; un'ammonitiva immaterialità presiede alle deliberazioni, e la vasta camera, le cui finestre or affacciano su d'una via nuova e spaziosa – che la civiltà moderna, bonificando un'intricata e vecchia suburra, ha schiuso di faccia all'ospizio – diventa luminosa e solenne.
  • In una delle sale più vaste del pianterreno è la scuola di disegno ornamentale e di plastica. La frequentano ogni giorno, nelle ore pomeridiane, moltissimi alunni e dà risultati assai soddisfacenti. Allo stesso pianterreno hanno posto tutte le altre scuole officine. Una scuola d'intaglio e d'ebanisteria artistica è diretta dal Caponetti, noto anche come bronzista. È stato da quest'illustre officina che sono usciti, opere d'eleganza e di intaglio perfette, i mobili che la Imperatrice d'Austria fece costruire per la sua villa a Corfù. I bronzi decorativi del mobilio, un gran numero di lampadari, la balaustra della scala maggiore dell'Achilleion, su disegni del Caponetti, sono pur lavori delle officine dell'Albergo de' Poveri. Quella de' bronzi artistici, alla quale è annessa una fonderia, è diretta da Gennaro Chiurazzi. È tra le più frequentate dagli alunni, che vi trovan sempre da lavorare e da guadagnare. I suoi prodotti sono spediti fuori d'Italia, ove sono conosciuti, apprezzati, forse, anche più. E l'officina ha uno stato di servizio magnifico; come quella del Caponetti essa è nata e venuta su nell'Albergo; da venticinque anni sparge nel mondo stuoli d'eccellenti artefici i quali scrivono, dalle terre anche più lontane, a' loro maestri. Altre scuole prosperano e danno lavoro ad altri giovanetti del Pio Luogo; ricordo quella d'ebanisteria e d'intaglio, la fonderia di ferro, l'officina di scultura su marmo, quella de' fabbri meccanici, l'officina meccanica per gli oggetti di chincaglieria e la scuola-officina d'incisione su pietre dure.
    Il nome di Nicola d'Arienzo mi dispensa dall'aggiunger lodi alla scuola musicale ch'egli dirige nell'Albergo.
  • Parecchie volte, sullo scorcio del decimottavo e al principio di questo secol nostro, è sembrato che fosse per esser travolto nella generale disgrazia delle cose e degli uomini fin l'instituto che il vittorioso di Velletri pose al rezzo del Poggio Reale, quasi a memoria del suo recente trionfo. Tuttavia, come a poche opere veramente e profondamente buone è avverso il destino, l'Albergo si tenne in piedi, se non illeso non in tutto inquinato. Gli ultimi anni di questo secolo esso attraversa con fortuna prosperante, animata dal soffio delle idee nuove. A mano amano, non rimutando, ma ben accrescendo e allargando le antiche discipline e adattandole ai bisogni e alla civiltà dell'oggi, l'ospizio troverà, forse, disadatta l'umiltà del suo nome.
  • Un edifizio concepito con romana grandiosità, cinto di mura spesse e gigantesche, fabbricato, come una piccola città chiusa, a un lembo estremo dell'immensa Napoli romorosa.

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