Rachele Barbieri

ciclista su strada e pistard italiana

Rachele Barbieri (1997 – vivente), pistard e ciclista su strada italiana.

Rachele Barbieri (2022)

Citazioni di Rachele Barbieri

modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • [«[...] cos'è per te la bicicletta in quanto oggetto?»] Una compagna d'avventure.[1]
  • [Dopo la vittoria dell'omnium femminile all'europeo 2022] Nei giorni successivi ho rivisto tutta la gara in televisione e mi sono resa conto che vedere da fuori la gara era completamente diverso, è bellissimo. Mentre pedalavo vivevo un turbinio di emozioni, non mi accorgevo bene di quello che stesse accadendo, addirittura non mi ero proprio accorta di aver vinto, l'ho capito solo dal tifo e da Marco Villa [il commissario tecnico] che correndo per il ve­lodromo continuava a ripetermelo. Una volta terminata la gara ho girato in pista guardandomi intorno, ero ab­bastanza spaesata perché non sapevo se ero davanti oppure no, poi ho sentito il mio nome dagli spalti e dai box, in un attimo mi sono ritrovata travolta da un'emozione indescrivibile, ci ero riuscita.[2]

Stefano Zago, alvento.cc, 2 aprile 2021.

  • Di essere ciclista non smetti mai. Si tratta di un lavoro che ti assorbe completamente, da cui non esistono pause. Anche quando la stagione finisce, tu non puoi dimenticartene. Non esistono ferie dal ciclismo, per un semplice motivo: se ti dimentichi di essere ciclista, il ciclismo te la fa pagare. È un privilegio, qualcosa per cui essere grati, ma è faticoso, talvolta molto faticoso.
  • Come tutti sanno la nostra alimentazione è controllata nei minimi dettagli, così quando ci sediamo a tavola, nei ritiri, tutto è dosato. Persino la quantità di Parmigiano per la pasta nella formaggiera. Talvolta succede che qualche ragazza ne prenda poco di più e per le altre non ne resti abbastanza. A noi è capitato di discutere per questo. Niente di grave, ci mancherebbe, ma la tensione porta anche ad esasperare certe situazioni.
  • Quando non sono stata convocata al Mondiale, ho preso la maglia, l'ho chiusa in un cassetto e non l'ho più guardata per diversi giorni. Sentivo mia quella casacca e non poterla indossare mi ha lasciato nello sconforto. È difficile da spiegare, ma tu senti tua la maglia azzurra quando hai la percezione di poter fare qualcosa di importante indossandola, diversamente può anche far paura.
  • Se ho trovato il coraggio di salire in sella, la mia prima volta a Cento, è stato solo perché, essendo competitiva, non potevo sopportare che le altre bambine ci riuscissero ed io no. Poi ho scoperto quanto sia bella l'imprevedibilità dei velodromi, quella continua serie di scatti e rilanci che lasciano tutto incerto sino all’ultimo secondo. Pensa per uno spettatore cosa deve significare potersi sedere in tribuna e aver sempre sott’occhio tutto ciò che accade. Nel ciclismo su strada non succede mai, vediamo secondi, frammenti, la pista ti mostra tutto, anche il dietro le quinte.
  • Dire che sono un traguardo ambito per gli atleti è quasi scontato. Mi piacerebbe invece parlare di quanto siano importanti per le persone che ci guardano da casa. Tutti si fermano qualche minuto a guardare le Olimpiadi, anche persone che allo sport non si sono mai interessate. Credo possano essere una buona medicina per non pensare per qualche ora a tutto ciò che ci sta accadendo [...]

Intervista di Marco Vigarani, corrieredibologna.corriere.it, 27 agosto 2022.

  • [«Quando nasce la sua passione per la bicicletta?»] Dalla voglia di emulare mia sorella maggiore, come spesso accade da piccoli. La bicicletta è sempre stata una costante nella mia vita sin da quando avevo cinque anni ma per tanto tempo ho praticato anche altri sport. Soprattutto la pallavolo: ero arrivata anche a praticare ciclismo sia estivo che invernale oltre al campionato di volley. [«Come faceva a fare tutto?»] La competizione mi scorre nel sangue, è qualcosa che non puoi controllare. Forse a scuola i compagni maschi devono avermi odiata perché non mi arrendevo nemmeno nelle sfide con loro.
  • Il ciclismo è stato una mia scelta e ne vado fiera, ringrazierò sempre la mia famiglia che mi ha supportata senza pressioni. Oggi invece vedo tanti ragazzi forzati dai familiari e lo trovo tristissimo.
  • [«Lei gareggia sia in singolo che in squadra: come cambia l'approccio?»] Nelle specialità di squadra sono consapevole che senza le mie compagne non potrei arrivare da nessuna parte: nel team come in Nazionale c'è tanto affiatamento, senza rivalità. Sapere di avere sempre una spalla pronta a supportarti è uno degli aspetti più belli di questo sport. Però ci sono anche specialità individuali in cui hai tutti gli oneri e gli eventuali onori.
  • Ho sempre amato la multidisciplinarietà [...]. Strada, ciclocross, mountain bike, pista e persino le corse Red Hook senza freni su circuiti urbani. Passare da una bici all'altra aumenta gli stimoli anche se il gesto è sempre quello del pedalare. [«Ce lo spieghi»] Cambiare specialità permette di misurarsi con un altro ambiente. Nell'anno preolimpico sono tornata a fare anche ciclocross perché amo la pista ma alla lunga può essere stressante. Salire su una bici diversa mi ha ridato energie mentali.

Citazioni non datate

modifica
  • Il ciclismo per me è stato un vero e proprio insegnamento di vita! Per questo dico che lo sport per un bambino è fondamentale. Grazie al ciclismo sono cresciuta con meno paura e più sicurezza. Mi hanno sempre considera tutti più "matura" dei miei coetanei e credo che sia solo perché gli insegnamenti avuti in questo bellissimo ambiente mi hanno permesso di crescere con la giusta "testa"![3]
  1. Da Emanuele Barbaro, Intervista a Rachele Barbieri, emanuelebarbaro.wordpress.com, 5 ottobre 2016.
  2. Dall'intervista di Giorgia Monguzzi, Rachele Barbieri, il trionfo della volontà, tuttobiciweb.it, 11 ottobre 2022.
  3. Da Rachele Barbieri intervista esclusiva, ciclonews.biz.

Altri progetti

modifica